Tira una brutta aria a Limes, la prestigiosa rivista di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo. Tre studiosi importanti hanno deicso di andarsene, tutti per lo stesso motivo: una linea editoriale troppo filo Mosca. Vediamo di chi subito si tratta. Federigo Argentieri, professore di scienze politiche e direttore del Guarini Institute for Public Affairs della John Cabot University, Franz Giustincich e Giorgio Arfaras. Il primo ha fatto parte del consiglio redazionale fin dalla nascita della rivista, avvenuta nel 1993. Tre allontanamenti volontari che di certo fanno discutere.
Cosa è accaduto
Lo scorso mese di novembre Argentieri ha inviato un telegramma per chiedere, formalmente, di essere depennato dall'organismo ristretto che affianca Caracciolo. Ecco per quale motivo, come il professore spiega all'Adnkronos: "Siamo in una fase cruciale, probabilmente la più difficile per l’Ucraina dall’inizio della guerra, non tanto sul piano militare quanto su quello diplomatico e internazionale. Con gli Stati Uniti che si svincolano dalla Nato, che attaccano l’Unione europea apertamente, e con un allineamento sempre più evidente tra America e Russia, questo è il momento in cui bisogna fare scelte chiare, senza ambiguità. In questo contesto ho ritenuto che non fosse più ammissibile che il mio nome comparisse nel tamburino di Limes". Il professore chiarisce di averlo fatto non certo per opportunismo, "anche perché l’Ucraina oggi non è certo il vincitore", quanto soprattutto per coerenza coi propri ideali. Ma anche per una questione di stile (e di sostanza): "Il vero problema è il pregiudizio strutturale che la rivista ha nei confronti dell’Ucraina da oltre vent’anni".
Tradotto in soldoni cosa vuole dire? Dal 2004, anno della Rivoluzione arancione, "Limes assume una postura costantemente diffidente, se non apertamente ostile, verso l’Ucraina. È lo stesso momento in cui esce in Italia “Raccolto di dolore” di Robert Conquest sulla carestia staliniana, libro che ho curato e prefato dopo averlo letteralmente fatto uscire da un cassetto dove era stato relegato per anni. E cosa fa Limes? Pubblica a puntate – poi per fortuna solo una – “L’autobus di Stalin” di Antonio Pennacchi: un’orrenda apologia cinica del dittatore, mascherata da allegoria grottesca. Un bravo scrittore che conosce bene le dinamiche dell’Agro pontino ma ben poco quelle sovietiche, che si inerpica in un esercizio davvero incomprensibile".
A chi gli chiede come mai, tutto sommato, sia rimasto a Limes per altri venti anni, Argentieri spiega: "Per una combinazione di fattori. Perché si potevano trovare anche analisi condivisibili, perché nessuno ha mai messo in discussione la mia presenza. I legami personali, come spesso accade, sono duri a morire. E poi c’era sempre la speranza, forse ingenua, di un cambio di rotta. Cambio che non c’è mai stato, anzi: dal 2014 in poi le cose sono peggiorate".
Le cose sono peggiorate dopo l'annessione della Crimea e la guerra nel Donbas. "Da allora Limes ha iniziato a pubblicare sistematicamente mappe con la Crimea colorata come Russia, spesso anche il Donbas. Alla protesta ripetuta dell’ambasciatore ucraino, Caracciolo rispondeva: 'Se cambierà la realtà, cambieremo il colore della cartina'. È un’assurdità cartografica prima ancora che politica. Le aree contese si rappresentano come tali. Qui invece si faceva una scelta netta".
L'inizio della guerra, con l'invasione russa nel febbraio 2022, era stato preceduto dalla clamorosa gaffe di Caracciolo, che in tv aveva dichiarato che "la Russia non avrebbe mai invaso".
Cosa poi puntualmente avvenuta che molti (tranne Caracciolo) avevano previsto.Chi sono gli altri due usciti da Limes
Anche Franz Giustincich, giornalista e analista geopolitico, grande conoscitore dell’Europa centro-orientale, dice addio al consiglio redazionale. L'economista Giorgio Arfaras, invece, esce dal consiglio scientifico.