Educare i nostri figli non è facile E non basta la carota

Caro Granzotto, sono precipitato con tutte le scarpe in una crisi educativa nerissima. Premessa uno: io ho 51 anni e sono un ex dirigente di un gruppo quotato. Ex perché sono stato «riorganizzato», ovvero sbattuto fuori, sei mesi fa dopo 8 anni e mezzo di onorato servizio, mazzo e stress; mia moglie insegna alle superiori e, grazie a Dio, porta a casa 1300 euro netti al mese. Premessa due: ho una figlia di 20 anni ed un figlio di 14 anni che hanno poca voglia di soffrire. Probabilmente ciò sarà dovuto all’ambiente con troppo benessere e troppo pochi pensieri nel quale sono sinora cresciuti, ma ciò non toglie che di voglia di studiare ce ne sia molto poca e la cosa ci indisponga assai. Il motivo sta nella premessa tre: la formazione dei genitori non è stata scarsa; io ho fatto il classico, mi sono laureato in Economia, ho preso l’abilitazione da dottore commercialista, già che c’ero mi sono preso pure un masterino e ho condito il tutto con 25 anni di esperienza lavorativa; mia moglie ha fatto lo scientifico, si è laureata in lingue, ha preso l’abilitazione all’insegnamento, ha vinto il suo bravo concorso e anche lei viaggia per i 25 anni d’esperienza. Nulla di eroico o proibitivo, ma neanche per tutti. Fatto: il 24 maggio al TG5 delle 20,30 abbiamo visto un servizio sul furto con destrezza della Bentley convertibile del tronista Costantino. La spiderina in oggetto è una Continental GTC di 6mila cc 12 cilindri a doppio V biturbo e trazione integrale per un totale di 210mila euro minimo. Non so e non voglio sapere quale sia lo spessore personale del suddetto Costantino (intelligenza, studi fatti, cultura generale ed esperienze maturate), ma so con certezza che i miei figli (che saranno svogliati, ma non sono cretini) dalla vista di quel servizio hanno ricevuto una lezione di vita incancellabile: cotanto padre non serve più - visto che negli ultimi sei mesi si è sbattuto come un batacchio di campana e non ha avuto non dico un colloquio, ma neanche un contatto di lavoro - e gira con una Mondeo di 7 anni, mentre cotanta madre passa la giornata ad essere spernacchiata da alunni o genitori e gira con un’Agila di 8 anni. A questo punto mi serve una mano da lei: se ho ragione io a chiedergli di studiare mi dia qualche argomento estremamente convincente da spendere con loro, mentre se hanno ragione loro a dire che oggi studiare è inutile, dia a me qualche argomento per rassegnarmi.

Mi riesce difficile esaudirla, caro lettore: non sono infatti in possesso delle informazioni necessarie per esprimere un giudizio e così rispondere serenamente al suo quesito. Che è poi di quelli tosti, perché mi par di capire che i suoi figliuoli hanno contratto o stanno lì lì per contrarre - e sarebbero dolori - la bambaccionaggine, morbo difficilmente curabile, almeno con le buone (con il «dialogo» e il «confronto», per intenderci). Per venire al dunque, ciò che non so è se le argomentazioni riferite al punto uno e il riconoscimento delle ragioni relative al punto due, possano essere accompagnate dallo strumento dialettico - un po’ passato di moda ma non del tutto lasciato cadere - della legnata. Ovvero sia e riferendoci al punto uno, che mi pare il solo degno di interesse, se alle prevedibili resistenze dei figliuoli all’ingiunzione di mettersi a studiare con profittevoli risultati sia prevista la replica rappresentata da un fracco di legnate. Tale da farli se non tronisti certo intronati, voce romanesca che sta per tramortiti e ricondurli così alla ragionevolezza (o a più miti consigli, come diceva mia nonna).

Nel caso dovessero insistere, insista anche lei, procedendo con nuove legnate, ma stavolta, e così chiamiamo in causa anche Costantino, a doppio V biturbo.

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