Effetto festival, la cultura fa anche affari

da Milano

Sono il vero fenomeno culturale italiano degli ultimi anni: non c’è settore che non ne sia coinvolto, dall’economia al giornalismo, dalla letteratura alla spiritualità. Parliamo dei festival, una realtà che vanta numeri in crescita costante da un decennio. Ogni anno ne vengono organizzati oltre 1.200, molti dei quali grazie al determinante sostegno delle fondazioni bancarie. Ma qual è l’apporto economico che queste manifestazioni offrono ai territori in cui si svolgono? Una domanda a cui risponde «Effettofestival», una ricerca voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, che sarà presentata oggi a Milano dall’autore, Guido Guerzoni, docente di Economia e management delle istituzioni culturali all’Università Bocconi e di Economia dello Spettacolo allo Iuav di Venezia. Il «popolo dei festival», in effetti, contribuisce in modo significativo all’economia locale: lo dimostra il caso del Festival della Mente - promosso appunto dalla Fondazione Carispe - di Sarzana, località di 21mila abitanti, che ha attirato lo scorso anno altrettanti partecipanti, realizzando un impatto economico sul territorio pari a circa 3.700.000 euro, ossia otto volte il budget impiegato. Ed è utile analizzare le voci che compongono il totale, per avere uno spaccato dell’«economia festivaliera», fatta di tanti acquisti diversi.

I biglietti d’ingresso anzitutto - solo l’11% dei 27 festival italiani è completamente gratuito - seguiti dagli altri consumi culturali, quali libri e prodotti editoriali, ma anche lo shopping in genere, dai gadget col marchio della manifestazione ai prodotti locali, senza dimenticare le spese «turistiche»: pernottamenti, ristorazione, trasporti e parcheggi.

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