Effetto Pomigliano È fuga dalla Fiom: in 800 lasciano il sindacato del «no»

Pomigliano (Napoli)«Siamo entrati in una nuova era con la Panda, ma non basta; bisogna avere altre produzioni di auto. Capisco la felicità degli operai per avere ritrovato il lavoro ma, come Fiom, ancora non siamo stati contattati né per la formazione né per l’assunzione di operai. I nostri iscritti, per paura di restare fuori, si stanno dimettendo dal nostro sindacato. Siamo crollati da 800 tesserati a meno di cento. È terribile». Dalle affermazioni di Giuseppe Dinarelli, operaio Fiat di Pomigliano, nonché membro del comitato centrale Fiom, appare chiaro che l’organizzazione sia oggetto di una forte emorragia. È il primo effetto della ripresa del lavoro nello stabilimento dove, oggi, il presidente John Elkann e l’ad di Fiat, Sergio Marchionne, battezzeranno ufficialmente la produzione della nuova Panda.
Pomigliano d’Arco, dunque, volta pagina. E a giurarlo sono gli stessi operai che lavoreranno sulla linea della Panda. «Mai più assenteismo, false malattie, giorni di festa per vedere una partita o per partecipare a una festa in famiglia», giurano alcuni di essi davanti ai cancelli dell’ingresso 2 mentre osservano i preparativi del vernissage. Le tute blu già riassunte (circa 440 sui 4.367 addetti in tutto), parlano di «un sogno che sembrava irrealizzabile, ma divenuto una felice realtà». Soddisfatto per il ritorno in fabbrica è Gerardo Giannone, comunista storico, autore del libro «Classe operaia.

La storia della Fiat di Pomigliano raccontata da chi ha votato sì». «Questo impianto - afferma - tornerà a garantire alla provincia di Napoli quegli stipendi che aiuteranno a far ripartire il motore di migliaia di famiglie».

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