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Egitto, «crociata» islamica contro le showgirl troppo sexy

Sito internet dichiara guerra «alla corruzione dei costumi» in tv: «Difendiamo la tradizione»

Marta Ottaviani

Adesso in Egitto la salvaguardia dei valori tradizionali corre anche sul web. Gli utenti della rete, infatti, da qualche tempo possono visitare il sito internet Hamasna. Il suo obiettivo è lanciare una «crociata contro la corruzione dei costumi e per difendere le tradizioni arabo-islamiche», promuovendo una campagna contro l’immoralità delle tv satellitari arabe di intrattenimento.
Sul sito si legge che è gestito da «un gruppo di giovani ambosessi egiziani e di altri Paesi arabi». Nel mirino di questi «moralizzatori virtuali» sono finite soprattutto le numerose cantanti e ballerine, più svestite che vestite, che si possono ammirare sulle tv satellitari arabe, non solo per il loro abbiglimento, ma anche per le movenze, che turbano i sonni di molti giovani egiziani e arabi. Una vera e propria «cavalcata delle odalische», contro cui si è scagliato l’esercito virtuale di Hamasna. Con tanto di pubblicazione sul web di una lista di proscrizione, in cui compaiono non solo i nomi delle avvenenti vallette, ma anche quelli di cantanti, registi, attori e persino giornali, rei di non rispettare i valori religiosi, culturali e tradizionali. Il nome del sito è tutto un programma. Significa «il nostro zelo» e prende spunto dal più noto Hamas, il movimento integralista che governa i territori palestinesi.
Ma guai a chi li chiama bigotti o peggio ancora reazionari. Questo «movimento di resistenza elettronica», come si sono autodefiniti gli autori di Hamasna, ha dichiarato di «odiare la dissolutezza», «amare l’arte» e «volere il progresso».
Sulla famosa lista nera, costantemente arricchita dalle segnalazioni degli utenti del sito, figurano, manco a dirlo, soprattutto donne. Dalla celebre danzatrice del ventre Dina, alla cantante libanese Mariam Fares, rea di muoversi in modo troppo osé nei suoi video. Senza dimenticare Haifa Wahbi, un vero sex symbol per i giovani egiziani e Marwa, definita dal sito una «cantante di terza classe».
Nell’elenco degli sciagurati c’è posto anche per Rose el Yussel, il tabloid egiziano vicino al governo, che talvolta cede troppo alla tentazione di pubblicare foto di ragazze poco vestite e quindi «indecenti» per i visitatori di Hamasna.
Non poteva mancare anche la lista bianca, quella dei buoni e virtuosi. Qui compaiono tutte le personalità dello spettacolo che si uniformano ai costumi tradizionali. Fra questi da segnalare la cantante Mona Abdel Ghany, che da una decina di anni ha scelto di indossare il velo islamico. Per il resto solo nomi di uomini. Ma guai a dirlo ai «crociati del web». Risponderebbero che loro osservano i valori del mondo islamico.


Come se la danza del ventre e i vestiti da odalisca se li fossero inventati ieri le tv satellitari arabe.

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