Egitto, i banditi lanciano l'ultimatum: "Niente blitz o uccidiamo i turisti"

Si continua a trattare: "Sappiamo dove si trovano, sono accerchiati dalle truppe sudanesi". E Frattini chiede il silenzio stampa. I parenti tra speranza e angoscia: "Traditi dalle autorità egiziane"

Egitto, i banditi lanciano 
l'ultimatum: "Niente blitz 
o uccidiamo i turisti"

Le informazioni sulla sorte degli undici turisti rapiti nel Sud dell’Egitto, tra i quali cinque italiani, disorientano quanto il vasto deserto in cui si trovano. Non sono ancora liberi, come aveva annunciato lunedì sera Ahmed Abul Gheit, ministro degli Esteri del Cairo. Ieri, sempre da fonte egiziana, dopo le voci tranquillizzanti sono arrivate notizie preoccupanti: funzionari del Cairo hanno fatto sapere ai giornalisti che i rapitori avrebbero minacciato di morte i turisti, nel caso fosse portata a termine un’operazione militare per liberarli. Poco dopo, il ministero del Turismo egiziano aveva smentito: «Stanno bene e non hanno ricevuto minacce». Da Khartum, però, le autorità sudanesi annunciano che, nonostante sia stato localizzato il luogo in cui si trova il gruppo (25 chilometri a Sud del confine egiziano) e nonostante l’esercito nazionale lo circondi, non sarà effettuato alcun blitz per evitare ogni rischio.

Dopo giorni di dichiarazioni contrastanti, il Cairo si è unito ieri alle richieste di riserbo del ministero degli Esteri italiano: la Farnesina, attraverso lo stesso ministro Franco Frattini, ha chiesto infatti «un silenzio stampa di responsabilità».

Fonti del ministero hanno detto al Giornale che è al lavoro una task force congiunta italo-tedesca. Il contatto c’è, secondo la Farnesina. Berlino è la parte più attiva nelle trattative in corso con i rapitori. I negoziati si focalizzerebbero sul riscatto (da 6 a 15 milioni di dollari) e anche il ministero del Turismo egiziano ha fatto sapere che a portare avanti le operazioni sono soprattutto i tedeschi e che il Cairo non entra nella mediazione. Non è la prima volta che le autorità e i servizi di Berlino si trovano alla testa di trattative per la liberazione di ostaggi in Medio Oriente e Nord Africa. Spiega al Giornale Guido Steinberg, del German Institute for International and Security Affairs che molti cittadini tedeschi sono stati oggetto di sequestri negli ultimi anni in Irak, Afghanistan, Kurdistan. Ricorda il lungo rapimento di 14 turisti stranieri, tra cui nove tedeschi, in Algeria nel 2003. Anche allora, il gruppo fu portato oltreconfine, in Mali, da un movimento legato ad Al Qaida, e anche allora furono le autorità tedesche a portare avanti negoziati. Un altro caso recente è quello della restituzione delle salme dei due soldati israeliani rapiti da Hezbollah nel 2006, in cui la mediazione tedesca è stata centrale.
Non ci sono notizie sull’identità dei rapitori: si sa che sono uomini armati e mascherati. Per il governo sudanese sarebbero egiziani; per il Cairo la loro nazionalità rimane sconosciuta. Lunedì, era stata esclusa la pista islamista e terroristica, ma Steinberg, esperto di gruppi fondamentalisti, spiega che le informazioni «sono poche e contraddittorie e in arrivo da fonti egiziane che hanno interesse a escludere la matrice terroristica. Nella zona non ci sono movimenti fondamentalisti conosciuti ma a metà degli anni ’90 c’erano gruppi libici e algerini che attraversavano il confine egiziano per poi sconfinare in Sudan».

Il Cairo ha annunciato che aumenterà la sicurezza nella zona desertica e di confine, finora poco battuta dai turisti. «È una nuova sfida per le forze nazionali - spiega Hala Moustapha, analista e direttore del quindicinale egiziano Al Demoqratiya - il rapimento solleva il dibattito sulle misure di sicurezza nei luoghi del turismo».

Nelle zone frequentate da stranieri, i gruppi organizzati sono sempre scortati da agenti armati, presenti anche sugli autobus di linea per turisti fai da te sulle rotte del Sinai. «L’accaduto - dice Moustapha - avrà un effetto negativo sul forte settore turistico egiziano».

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