Einstein sopravvive al neutrino-razzo

Einstein sopravvive al neutrino-razzo

Neutrini più veloci di 300mila chilometri al secondo. La teoria einsteniana della Relatività potrebbe dunque essere sbagliata? La notizia ha fatto il giro del mondo sui giornali, alla radio, nei programmi televisivi e sul Web.
Effimeri, elusivi, invasivi, i neutrini ci piovono addosso a miliardi ogni secondo. Provenienti dallo spazio, come fantasmi attraversano la Terra e il nostro corpo, ma non ci accorgiamo di niente. Passano e se ne vanno, inafferrabili.
L’Universo è pieno di neutrini. Sono prodotti nella fusione nucleare all’interno delle stelle, nelle esplosioni delle Supernove e in innumerevoli altri fenomeni cosmici. Eppure è difficilissimo catturare queste particelle con massa prossima a zero, senza carica elettrica, che quasi non interagiscono con la materia. Ipotizzati per la prima volta nel 1930 dal fisico tedesco Wolfgang Pauli e misurati sperimentalmente solo nel 1956, in Usa, i neutrini sono ora considerati particelle chiave per risolvere l’enigma dell’antimateria mancante dell'Universo. E da poche settimane, con la scoperta di una loro probabile velocità superluminale, ecco che stanno per farci approdare in un continente della fisica sconosciuto e sconvolgente dove la stessa Relatività di Einstein è messa in discussione.
Così da sempre va la fisica. Partiti per trovare una nuova strada verso le Indie, si scoprono nuovi mondi. Perché la scienza è una ricerca aperta e mai conclusa, lontana dalle tentazioni definitivistiche e essenzialistiche. La maggior parte delle grandi scoperte deriva infatti dal connettersi delle osservazioni del ricercatore con le strutture preesistenti nel patrimonio culturale. L’unità delle scienze nella loro evoluzione è dunque innegabile.
Già nelle opere di Archimede troviamo una significativa anticipazione della fisica moderna e non c'è dubbio che egli abbia portato alla meccanica generale un contributo essenziale e durevole. Galileo, Newton e Leibnitz studiarono Archimede che fu il primo a riconoscere che alla base dei fenomeni fisici ci sono dei principi fondamentali esprimibili attraverso formule e regole matematiche. C'è da aggiungere che a sua volta Galilei ricoprì un ruolo fondamentale nello sviluppo dell'odierna scienza del movimento prefigurandone l'indirizzo che più tardi giungerà a compimento con la straordinaria sintesi elaborata da Newton. Lo stesso principio della Relatività ristretta, a ben vedere, è una generalizzazione delle teorie galileiane perché estende l'equivalenza di tutti i sistemi inerziali.
Accade immancabilmente così nel procedere del sapere scientifico: che le grandi innovazioni non cancellano mai le acquisizioni che le hanno precedute. Se la meccanica galileiana non ha cancellato i fondamenti del sistema copernicano ma li ha sviluppati e perfezionati, neanche la quantistica di Planck e di Heisenberg ha invalidato la meccanica di Newton - tuttora attuale in ambito macroscopico - e non ha certo mandato in soffitta quella galileiana.
Ora però veniamo a sapere che i neutrini, superando la velocità della luce, potrebbero addirittura mandare all'aria la Relatività di Einstein, che ha stabilito per la luce il limite invalicabile dei 300mila chilometri al secondo e su questo concetto ha fondato le leggi che spiegano la natura dell'Universo. L'esperimento di Antonio Ereditato al Gran Sasso può dunque sconvolgere tutta la fisica moderna?
Prima di arrivare a conclusioni sensazionalistiche è forse opportuno fermarsi alle considerazioni più semplici a cominciare dal fatto che anche per quanto riguarda i neutrini superveloci, niente di nuovo sotto il Sole! Scoperti sperimentalmente in Usa nel 1956, il Nobel Wolfgang Pauli ne aveva già ipotizzato l'esistenza nel 1930, e il fisico teorico dell'Università di Bergamo Erasmo Recami recentemente ha addirittura avanzato l'ipotesi che essi possano identificarsi coi tachioni, le particelle superluminali teorizzate negli anni Quaranta da Arnold Sommerfeld e caratterizzate dalla proprietà di scomparire quando rallentano al punto di raggiungere la velocità della luce. L'esistenza di particelle capaci di velocità superluminali era quindi già prevista.


Forse, a questo punto, invece di discutere se gettare o no nel fuoco la Relatività e la stessa legge di causalità, può essere più ragionevole pensare all'esistenza di un mondo fisico dove la velocità della luce è il limite inferiore anziché superiore, un altro Universo dove invece dei fotoni ci sono i tachioni.
La relatività di Einstein, che sembra radicata nell'immaginario collettivo con la forza di una ossessione, è una mirabile costruzione della ragione, non un dogma di fede.

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