da Brescia
Era bella Elena. Bella e brava. Avrebbe voluto occuparsi di bambini, lavorare negli asili ad aiutare i piccoli più disagiati e sfortunati. Ma la voglia di vivere di questa ragazza di 23 anni e mezzo è stata recisa dalla follia di un suo quasi coetaneo cingalese.
Assurda fatalità la fine di Elena, la ragazza bresciana che entra in chiesa e incontra sulla sua strada il suo carnefice, quello che tutti dipingono come un giovane taciturno e che invece sè rivelato capace di ammazzare macabramente la sua vittima, lasciandola soffocare. Forse quel ragazzo straniero Elena non laveva mai visto prima, lha incontrato e per lei è stata la fine: lui lha uccisa e poi ha nascosto il suo corpo in chiesa, poi ha confessa ciò che ha fatto ai familiari e al parroco e infine è scomparso. Elena frequentava giovani coetanei italiani, tutti di buona famiglia. Camillo viveva nei locali della parrocchia di San Gaudenzio, accanto agli uffici del parroco e alla Caritas, dove trova posto anche un'associazione che si occupa di bambini in difficoltà: «Bimbo chiama bimbo». Elena abitava con la famiglia in una bella palazzina affacciata sulle recinzioni dello stadio Rigamonti: una zona bene, molto frequentata solo quando c'è la partita, per il resto molto tranquilla.
Due esistenze che difficilmente avrebbero potuto intrecciarsi se non per un drammatico scherzo del destino: quello che ha voluto che la madre chiedesse a Elena di andare in chiesa ad accendere una candela per lei. A raccontare Elena sono le amiche e i vicini di casa, che ne hanno fatto il ritratto di una ragazza perfetta. «Era sempre puntuale, una giovane a posto, senza grilli per la testa. Aveva orari regolari, frequentava giovani per bene». «Voleva lavorare con i bambini, era maestra d'asilo - hanno aggiunto le amiche -. Sicuramente non avrebbe corso rischi o dato confidenza a qualcuno che non le sembrava per bene».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.