Il Viminale cha messo lasterisco. In 5 comuni su 99, chiamati alla seconda tornata elettorale, leccezione diventa regola pur di battere gli scherzi della matematica. La stessa che, il 6 e 7 giugno, ha fermato la roulette dei candidati sindaci sulla casella dello zero (a zero).
Qui il ballottaggio fa rima con spareggio. Per i Comuni sotto i 15mila abitanti, dice la legge, solo in caso di parità assoluta tra i contendenti al primo turno è prevista una consultazione «speciale». E così, cinque borghi abituati alle sagre della salsiccia si ritrovano a ospitare una finale scudetto. Prendete Aisone (Cuneo), 300 anime tra cui 245 con diritto di voto. Due settimane fa Armando Franco e Marisa Degioanni sono riusciti nellimpresa di spartirsi col bilancino 101 schede a testa. Quando un povero scrutinatore ha palesato lultima preferenza a favore del candidato in svantaggio, cè mancato poco che lentusiasmante testa-a-testa si trasformasse in un agitato corpo-a-corpo. «Ricontiamo tutto», urlavano i rappresentanti di lista (civiche entrambe), «vorrà dire che avremo due sindaci» buttavano là i più concilianti. A urne chiuse la tribuna politica sè trasferita al bar in piazza. I vecchietti hanno mollato la briscola per giocare a fare i Mannheimer: «La vera battaglia sarà portare in paese i 40 residenti che vivono nelle grandi città». Daltronde unennesima «x» sul tabellone premierebbe la pretendente più anziana: la Degioanni non è mai stata così fiera dei suoi 62 anni.
La storia si ripete ad Arcene (Bergamo, 3.650 elettori). Altro pareggio «più unico che raro». Cristian Invernizzi (giovane segretario provinciale della Lega Nord sostenuto anche dal Pdl) e Giuseppe Foresti (lista civica di centrosinistra) si sono aggiudicati tutte due 1.492 voti. Equilibrio, 49-49, perfino tra le schede bianche e le nulle. Nonostante un finale di scrutinio «thrilling», in due sezioni su quattro i presidenti di seggio hanno tirato fuori la lente dingrandimento per «leggere» un paio di preferenze dubbie, Invernizzi e Foresti hanno accettato il pareggio in vista della «partita di ritorno». Come fossero in Champions League.
A Margno (Lecco) i candidati a braccetto per la fascia tricolore hanno perfino lo stesso cognome: Giuseppe e Massimiliano Malugani. Ma tutti rincorrono il terzo incomodo, tal Giampiero Manzoni che vanta un bottino di 83 elettori da «orientare».
Invece a Cerchiara di Calabria (Cosenza) si disputa «la guerra dei Carlomagno». Il trono del Sacro Romano Impero non centra, Giacomo e Antonio si accontenterebbero della poltrona più comoda in consiglio comunale. Il primo è insegnante, laltro fa il cardiologo. Non sono parenti. In ballo restano i circa 650 voti raccolti da altri due candidati, se non inviteranno i propri fan ad un lungo week end di mare...
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