Come eliminare i rifiuti di Napoli? Facile, bastava buttarli a mare

NapoliIl sistema per risolvere il problema dei rifiuti in Campania, lo avevano trovato ma, a modo loro. Si trattava di un sistema non scritto, come non lo può essere ciò che non è lecito. A seppellire la legalità nel fango, anzi nel percolato, perché è questa la materia di cui è fatta questa storia, erano uomini e donne dello Stato.
È l'ultima puntata dell'infinito scandalo dei rifiuti in Campania. La Procura di Napoli (partendo da una foto scattata da un carabiniere) ha svelato l'esistenza di uno scellerato accordo tra istituzioni, funzionari dello Stato e i gestori degli impianti di depurazione. L'accordo prevedeva lo scarico in mare del percolato (il liquido originato dall'infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi) in violazione delle norme a tutela dell'ambiente. Il liquido veniva aspirato dalle discariche e successivamente immesso, privo di qualsiasi tipo di trattamento nei depuratori dai quali finiva direttamente in mare. Centinaia di tonnellate di sostanza tossica, scaricate per anni nelle acque del Salernitano e del litorale Domitio casertano ha provocato danni incalcolabili all'ambiente.
L'indagine della Procura diretta da Giovandomenico Lepore ha provocato un maremoto giudiziario. All'alba di ieri gli specialisti dei carabinieri del Noe e il Nucleo di polizia Tributaria della Guardia di finanza di Napoli hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip collegiale a carico di 14 personaggi eccellenti su richiesta della Sezione ccologia della Procura. Tra gli arrestati vi sono l'ex prefetto Corrado Catenacci, nella sua veste di ex Commissario straordinario per la emergenza rifiuti in Campania e l'ex numero due dell'ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, Marta Di Gennaro (entrambi ai domiciliari). La Procura ha emesso 38 informazioni di garanzia, anche in questo caso si tratta (in parte) di nomi noti: Antonio Bassolino, nella sua qualità di ex Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, l'ex capo della segreteria politica d' «'o governatore», Gianfranco Nappi e l'ex assessore regionale, Luigi Nocera. La polizia ha eseguito anche una cinquantina di «visite» con sequestri di documenti che potrebbero tornare utili nel prosieguo delle indagini: Prefettura, Regione Campania, Ministero dell'Ambiente, Protezione civile. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, traffico illecito di rifiuti, diverse fattispecie di falsità ideologiche in atto pubblico, truffa in danno di enti pubblici e disastro ambientale.
Durissima l'accusa del procuratore Lepore ai politici. «Non c'è la volontà da parte delle forze politiche di risolvere l'emergenza rifiuti in Campania. Si parla solo ma non si è fatto ancora nulla, non è possibile che un'emergenza duri 16-17 anni».
Non ha dubbi il procuratore aggiunto Aldo De Chiara, sulla non buona fede degli indagati. «Lo sapevano che si scaricavano i liquami in mare». L'associazione «Costa dei sogni» autrice di battaglie e denunce, con il suo legale, Gaetano Montefusco auspica «una bonifica straordinaria dei territori avvelenati dal percolato».
Nelle mille pagine di ordinanza di custodia cautelare, i tre magistrati che compongono il gip collegiale evidenziano la gravita' del comportamento di politici, pubblici amministratori e dirigenti. Nessun dubbio per gli inquirenti: gli indagati erano consapevoli di commettere illeciti. In una intercettazione dell'agosto del 2007, l'ingegner Generoso Schiavone, responsabile del ciclo delle acque per la Regione, ritenuto dalla Procura la figura centrale della indagine, al telefono con Giovanni Melluso, docente della Federico II e addetto alla sovrintendenza tecnico scientifica per alcuni depuratori, fa riferimento a «una relazione al Prefetto per buttare fumo sul percolato». I pm sostengono che Schiavone, cerca di «nascondere fin quando è possibile la gravità della situazione». In un altro passaggio della ordinanza di custodia cautelare è scritto che Schiavone «aveva sempre premuto per il conferimento di percolato anche su Acerra».

Nel corso di un'altra telefonata, avuta con Antonio Recano, funzionario addetto al commissariato straordinario per le acque e le bonifiche, l'ingegnere Schiavone diceva al suo interlocutore. «La merda di Acerra va nei Regi Lagni».
carminespadafora@libero.it

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