Il brutto dei telepredicatori è che fanno proseliti. E così l’incontinenza di Adriano Celentano, passato dai «molleggi» alle crociate antimoderne, ora produce mostri. E un Elio, quello delle Storie tese, che si riscopre anche lui urbanista e per l’Expo 2015 sogna l’orto dei cachi. Non è nato in via Gluck, ma dalle colonne tanto gauche caviar del «Fatto quotidiano», non si risparmia una bella tiratona. Il bersaglio? Ma il più semplice, perché in questo luglio fa caldo e meno fatica si fa, meglio è. E così l’anatema più banale è quello sul cemento e i cementificatori. C’è forse qualcuno che preferisca gli ecomostri agli alberi e al verde? Nessuno, caro Elio. Forse nemmeno i costruttori, perché le case brutte si fa una certa fatica a venderle dopo averle costruite. E se non si vende, non si incassa. Perché di gente disposta a spendere centinaia di migliaia di euro per vivere nel calcestruzzo, oggi in giro non se ne trova. Tanto che i nuovi grattacieli e i nuovi quartieri che stanno nascendo a Milano saranno circondati da enormi parchi che la città una volta se li sognava, restando per decenni ferma allo storico Sempione. Ed Elio, invece, forse invidioso della fama di Celentano e magari dei soldi incassati da Beppe Grillo a suon di campagne alla Savonarola, si riscopre ecologista tutto d’un pezzo. E con qualche mese di ritardo, si affanna a inviareaRobertoFormigoni e Giuliano Pisapia addirittura un«appello per salvare Milano». Preannunciando, in caso di mancato ascolto, l’inferno per il cattolico Formigoni e non, chissà perché, per Pisapia. Che, forse, è diventato un buono a prescindere anche se sull’Expo sarà proprio lui a dover pronunciare parole decisive. Materia del contendere gli «orti planetari con le coltivazioni di tutto il mondo» di cui ormai sono convinti soltanto l’architetto e assessore Stefano Boeri ed Elio. Perché tutti hanno ormai capito come un’Expo basata sulla coltivazione di pomodori e melanzane non possa proprio far muovere verso Milano i 30 milioni di visitatori che farebbero della manifestazione un successo e non un clamoroso flop. Perché le melanzane sono le stesse in Spagna e in Italia. E tutto sommato interessano poco. Come ha appena dimostrato Shanghai, dove la gente faceva code infinite per ammirare il Grana e la Ferrari e non le piantine di riso. Elio parla di «supercementificazione fatta con la scusa dell’Expo» di cui Formigoni (e chissà perché solo lui) diventerebbe responsabile. Ma a bocciare la piantumazione di cotone e caffè è arrivato da Parigi un arbitro insospettabile e forse il maggior esperto di esposizioni universali come il segretario generale del Bie Vicente Loscertales. Avesse letto i giornali, Elio avrebbe scoperto che l’ad di Expo Giuseppe Sala ha garantito che con il nuovo progetto il verde sarà ancora di più. «Ma chi ci guadagna», si chiede Elio?.
Magari qualche giovane coppia che grazie all’edificazione post Expo riuscirà ad avere una casa a prezzo accettabile. Ci sono i referendum, arringa Elio, uno dei quali chiede di mantenere il grande parco. Se ne parlerà lunedì prossimo in un consiglio straordinario a Palazzo Marino. Un bel banco di prova per Pisapia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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