Controcultura

ELISABETTA II DEL REGNO UNITO

Della dinastia dei Windsor discutono oggi a Gorizia il giornalista Antonio Caprarica e il suo collega inglese William Word. Nessuna dinastia ha mai mostrato maggior capacità di adattarsi all'umore dei propri sudditi. Come ci dice Caprarica: «La monarchia inglese è una monarchia millenaria, è iniziata nel 1066 ed è una istituzione che ha saputo sempre essere al passo con i tempi. I Windsor come monarchi hanno dimostrato di avere, anche come famiglia, una capacità incredibile di mantenere il legame con i sudditi». L'esempio più clamoroso? Proprio il fatto di essersi inventati il nome Windsor... Dal lato della regina Vittoria i monarchi inglesi appartenevano alla casata di Hannover. Dal lato di suo marito Alberto (che passò il cognome ai discendenti) erano Sassonia-Coburgo-Gotha. Nell'infuriare della Prima guerra mondiale, mentre montava l'odio contro il Kaiser (di cui erano parenti esattamente come gli zar di Russia) e la Germania, decisero che un cognome più britannico sarebbe stato più gradito alla nazione. E così fu. Un'altra caratteristica della famiglia fu quella di poter contare sempre su donne di polso che hanno salvato la monarchia negli ultimi duecento anni.

Ancora Caprarica: «La regina Vittoria ha riportato in auge la monarchia dopo che i suoi due predecessori Giorgio IV e Guglielmo IV avevano affossato il prestigio della corona. Ciò che abbia rappresentato e rappresenti la regina Elisabetta non c'è neanche bisogno di spiegarlo. Basta dire che nel pieno delle polemiche per la morte della principessa Diana la sua popolarità era tra il 70 e il 75 per cento, percentuali che presidenti democraticamente eletti si sognano. Quanto alla più grave crisi della Monarchia britannica durante il XX secolo, l'abdicazione di Edoardo VIII, il timido Giorgio VI è riuscito a gestirla grazie alla moglie, la Regina madre. Gli inglesi la definivano un marshmallow con il ripieno al curaro. Sono le femmine Windsor, di sangue o acquisite, ad avere una marcia in più.

MSac

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