Parigi - Il verdetto del primo turno delle elezioni presidenziali francesi, svoltosi ieri, è chiaro e inequivocabile: la partita per l'Eliseo continua ed è apertissima. Restano in campo i due vincitori del primo round: il leader del centrodestra Nicolas Sarkozy, giunto ieri in testa col 30 per cento dei voti, e la candidata del Partito socialista, Ségolène Royal, che ha avuto il 25,2 per cento. Il primo ministro Dominique de Villepin, membro dell'Union pour un Mouvement populaire (Ump, lo stesso partito di Sarkozy) ha espresso la sua soddisfazione per il risultato del centrodestra. Ha anche promesso tutto il suo impegno a favore di Sarkozy in vista dello scontro finale, il 6 maggio. La battaglia per l'Eliseo si giocherà in larga misura sul terreno dell'elettorato del «terzo incomodo» François Bayrou, il leader centrista che ha ottenuto al primo turno il 18,3 per cento dei voti. Hervé Morin, braccio destro di Bayrou, ha annunciato che il leader centrista «prenderà tutto il tempo necessario ad ascoltare le proposte» dei due candidati qualificatisi per il ballottaggio.
Una sorpresa del voto di ieri sta nel netto ridimensionamento dell'estrema destra di Jean-Marie Le Pen, candidato che è giunto al quarto posto, ottenendo un modesto 11,5 per cento dei voti. Le Pen ha 78 anni e il risultato di ieri dimostra che anche per il suo Front national è giunta l'ora dell'alternanza generazionale: il suo posto di leader andrà molto probabilmente alla figlia Marine. Il risultato ottenuto ieri da Le Pen contrasta clamorosamente con quello delle presidenziali di cinque anni fa, quando l'esponente di punta dell'estrema destra transalpina creò la sorpresa ottenendo quasi il 17 per cento dei voti e qualificandosi per il secondo turno. Il commento di Le Pen è stato sarcastico: «Credevo che i francesi volessero il cambiamento e m'ero sbagliato. La prova? Hanno votato per gli stessi personaggi che li hanno ridotti in queste condizioni!».
Dietro i primi quattro qualificati c'è il vuoto. Dopo 87 anni di vita il Partito comunista francese (Pcf) è praticamente scomparso al primo turno delle presidenziali, che ha visto la sua segretaria generale, la signora Marie-George Buffet, non arrivare neppure al 2 per cento dei voti (minimo storico). La prima reazione dell'interessata è stata quella di promettere alla socialista Ségolène Royal appoggio in vista del ballottaggio, in programma tra due domeniche. L'estrema sinistra trotzkista paga dazio come l'estrema destra lepenista. Se il giovane Olivier Besancenot, uno dei tre candidati trotzkisti in competizione, ottiene un discreto risultato col 4,3 per cento dei voti, la signora Arlette Laguiller scende dal 5,7 per cento del 2002 all'attuale 1,5 per cento. Il terzo trotzkista, Gérard Schivardi, ha un umiliante 0,3 per cento.
L'antimondialista José Bové si era presentato con molte ambizioni a questa consultazione presidenziale, ma adesso se ne torna a casa con le pive nel sacco e appena l'1 per cento dei suffragi. Molto male va anche la candidata ufficiale del partito dei Verdi, la signora Dominique Voynet, che non arriva al 2 per cento. A destra il cattolico tradizionalista ed euroscettico Philippe de Villiers rastrella il 2,5 per cento. Quanto al leader del partito dei cacciatori, Frédéric Nihous, il suo risultato è introno al 2 per cento.
Le elezioni di ieri verranno ricordate anche per il pieno rilancio dell'affluenza dei francesi alle urne. Se nel 2002 le cifre relative al primo turno delle presidenziali avevano evidenziato un'astensione del 28 per cento - circostanza che aveva oggettivamente favorito l'exploit delle estreme, i cui elettori sono più determinati ad esprimere la propria protesta - le indicazioni di ieri vanno nella direzione esattamente opposta, visto che l'astensione è stata di appena il 15 per cento. Un risultato davvero eccellente per la Francia, il cui corpo elettorale non brilla per la disponibilità a recarsi ai seggi.
Adesso cominciano le grandi manovre in vista del secondo turno. Sia Sarkozy sia la Royal hanno assoluto bisogno d'alleati, ciascuno dei quali è pronto ad alzare il prezzo per un eventuale accordo. Saranno due settimane di fuoco, quelle in vista del 6 maggio.
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