Elkann: «Dietro Marchionne c’è una “panchina lunga”»

nostro inviato a Torino

La fusione di Ifil in Ifi e la contestuale nascita di Exor come holding d’investimento a monte dell’impero Agnelli; l’ok a Sergio Marchionne per chiudere l’operazione Chrysler e procedere all’ulteriore consolidamento della divisione Auto; la disponibilità degli stessi Agnelli a ridurre la propria partecipazione in Fiat, ora al 30,45%, «con la condizione di garantire all’Auto un futuro più prospero», nel momento in cui nascesse una nuova grande entità: a 33 anni, negli ultimi due dei quali ha gradualmente preso in mano le redini delle holding finanziarie di famiglia (Ifi, Ifil e quindi Exor), John Elkann si è subito distinto per la forte accelerazione verso il cambiamento. E non solo per aver creato una squadra snella, di soli 20 manager, guidati dall’ad Carlo Sant’Albano, incaricata di sondare il mercato per cogliere nuove opportunità d’investimento (in cassa c’è un miliardo e «nostro obiettivo è applicare la finanza alle imprese»). Elkann, senza far troppo rumore, è diventato il punto di riferimento sia degli Agnelli sia dei vertici di Fiat, con i quali condivide tutte le scelte, presenti e future. «Come Exor, assicuriamo il pieno sostegno a Marchionne - afferma poco dopo aver chiuso la prima assemblea da presidente della nuova holding - e ribadisco che le operazioni di Fiat in corso non richiedono iniezioni di capitale». Ma Elkann guarda soprattutto avanti e vuole evitare di farsi trovare spiazzato il giorno in cui Marchionne, sempre più baricentrico all’interno di Fiat, gli comunicasse di ritenere conclusa l’esperienza torinese. «È un problema - risponde Elkann alla domanda del Giornale - di cui ho parlato con Marchionne. Se l’ipotesi si verificasse potremmo contare su una panchina interna lunga e importante: in Fiat ci sono persone capaci di assumere ruoli di responsabilità». Ma un cambiamento nella cabina di regia del Lingotto, potrebbe arrivare anche quando Marchionne assumerà l’incarico di amministratore delegato della nuova Chrysler (magari in compagnia dello stesso Elkann). In questo caso, pur mantenendo le responsabilità di ad di Fiat Group e di Fiat Group Automobiles, potrebbe creare all’interno del management la figura di direttore generale a cui delegare una serie di ruoli operativi. E la «panchina», a cui ha accennato Elkann, sarebbe quella del Gec, il Group executive council voluto proprio da Marchionne. (Ne fanno parte alcuni capi funzione e responsabili di settori. Questi i loro nomi: Alfredo Altavilla, Alessandro Baldi, Harold Boyanovsky, Gilberto Ceresa, Gianni Coda, Maurizio Francescatti, Stefan Ketter, Ferruccio Luppi, Paolo Monferino, Roberto Pucci, Eugenio Razelli, Riccardo Tarantini e Harald Wester). In attesa del responso della Casa Bianca su Chrysler («giovedì sera sapremo tutto») e del possibile allargamento dell’alleanza a Opel («in un consolidamento, dove Fiat vuole essere parte attiva, la parola d’ordine è “meno capitale per più unità prodotte”») il presidente di Exor non esclude altre opzioni. «A quali famiglie legate all’auto mi sento più vicino? Ai Peugeot e ai Koç, in Turchia, con cui gli Agnelli hanno rapporti fin dagli anni ’50, e ai Tata. Ho rapporti anche con i Quandt (Bmw), i Porsche e i Ford». Ma Exor non è solo industria (Fiat) o finanza («potremmo ridurre la partecipazione in Intesa Sanpaolo, ora all’1%»); un capitolo importante, per gli Agnelli, è rappresentato anche dall’editoria (attraverso Fiat) con il controllo de La Stampa.

«La scelta di un direttore giovane (Mario Calabresi, 39 anni, ndr) - spiega Elkann, nella veste di editore - va nell’ottica di ripensare profondamente i giornali, perché quelli che facciamo oggi richiedono nuovi modelli, anche di carattere economico».

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