Torino - «Io con Lapo Elkann non ho mai litigato: sono sempre stato in ottimi rapporti e mi ha anche difeso. Ho l’impressione che lui non parlasse di me, ma che al giornalista abbia fatto comodo citare il mio nome, che fa più presa». Lapo che accusa Moggi di aver orchestrato lo scandalo alla coca in cui rimase coinvolto un anno e mezzo fa? Lucianone non ci crede. Secondo l’ex re del calciomercato, l’intervista al New York Times è una montatura, un altro dei tanti attacchi a mezzo stampa che gli sono stati rivolti per fare clamore.
Moggi commenta così, a caldo, l’articolo apparso sull’edizione di ieri del quotidiano americano, in cui il rampollo di casa Agnelli viene citato tra virgolette quando si chiede «Come mai in ospedale ci fosse già un fotografo ad aspettarlo», ma non quando si riferisce di una lite Moggi-Elkann avvenuta pochi giorni prima dello scandalo.
«Sono sempre stato in ottimi rapporti con Lapo - ribadisce Moggi - Prova ne sia che due giorni fa mi ha pubblicamente difeso, definendomi “il capro espiatorio di Calciopoli”, mentre chi era il responsabile è altrove». Un’affermazione gradita, chiaramente, ma qui l’ex direttore generale bianconero sente il bisogno di un distinguo: «Opinione sua, sia chiaro, perché per me Antonio Giraudo è un amico, ma serve a dimostrare quanto Lapo tenesse a me. Se non bastasse, ricordo che Lapo ha sempre detto che per lui, della Triade della Juventus, ero il più simpatico. E se non bastasse ancora, molti sanno che appena successe l'incidente a Lapo, telefonai a suo padre, perchè ero sinceramente dispiaciuto».
Ma proprio sulla «simpatia» si sono giocate in passato le ruggini tra Lapo e la «triade» bianconera che riempirono le cronache prima dell’esplosione di Calciopoli.
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