Gabriele Villa
nostro inviato a Ginevra
«Orgoglioso, sono straordinariamente orgoglioso. E come potrei non esserlo? Torino, la culla dei miei avi, la città legata da sempre e per sempre indissolubilmente con la storia di noi Savoia, avrà gli occhi del mondo puntati addosso per tre settimane. Sarà finalmente al centro del mondo»
Emanuele Filiberto, l'ultimo rampollo, o meglio ex rampollo, dati i suoi 33 anni, di casa Savoia è raggiante. E caricatissimo. Si appresta a vivere l'esperienza dei Giochi olimpici con l'entusiasmo di un ragazzino che, per una volta, potrà perdere l'aplomb e scatenarsi a fare il tifo.
Principe, cominciamo da quel suo «finalmente» Torino. Che intende?
«Perché Torino si è sempre portata appresso la fama di città vecchia, un po' polverosa e un po' scontrosa . E ora, invece, grazie al maquillage delle Olimpiadi tutto è cambiato. È passata in prima fila. Ha fatto, come dire, un bagno di pulizia e di modernizzazione. Il metro, le varie nuove infrastrutture, gli edifici, i monumenti. E poi piazze e vie che hanno cambiato aspetto... ».
Anche nome, per la verità. Piazza Castello che diventa Medals Plaza, non le sembra eccessivo?
«No, eccessivo non direi, forse creerà un po' di confusione tra i turisti. Ma credo che anche questa trovata vada presa come uno specie di gioco nel gioco. E poi durerà solo due settimane, dopodiché tutto tornerà a chiamarsi con il proprio nome. E magari ci dispiacerà perché tutto sarà finito».
A proposito di nomi, fuori subito quello di un suo beniamino.
«Rocca, Giorgio Rocca. Sono un suo grande ammiratore. Farò un tifo esagerato. D'altra parte sono sicuro che anche alle Olimpiadi continuerà ad andare fortissimo perché non solo è un ragazzo in gamba ma è anche un atleta serio e preparato che merita di fare una gran bella figura».
Lei ci sarà ai Giochi?
«Eccome, mi sono preso dieci giorni di vacanza per seguire in diretta le manifestazioni. Non voglio perdermi nulla di questo grande evento. Io per natura sono piuttosto curioso e questa è un'occasione davvero unica e un ottimo pretesto per rivedere tanti amici sportivi, come Alberto Tomba. Sarò presente alla grande festa di Sestriere, la sera di sabato 11, e il giorno dopo, a Torino, sarò io a organizzare la festa ai miei genitori che celebrano il loro compleanno nello stesso giorno, il 12 di febbraio, appunto. Una gioia dopo l'altra insomma. Anche perché io, il regalo da questi Giochi, l'ho già avuto».
E sarebbe, principe?
«La possibilità di tenere in mano la fiaccola olimpica e di portarla, come tedoforo la sera dell'8 nella reggia di Venaria. Era il più bel regalo che potessero farmi. Pensate: portare l'emblema dello sport, della fratellanza e della pace mondiale, dopo tanti anni di esilio, in una residenza sabauda, in quei luoghi per me tanto cari. Non è un regalo questo?».
Che ne pensa dell'organizzazione di questi Giochi?
«Che sono stati tutti formidabili, hanno fatto tutti un ottimo lavoro. Ho avuto modo di visitare gli impianti e le piste di Bardonecchia e Sestriere. A dicembre erano già perfetti. Poi è arrivata anche la neve a dare manforte. Anche i villaggi ospitalità, le postazioni tecniche e sportive sono state completate entro i tempi previsti e con standard innovativi. Un'altra cosa che mi ha particolarmente entusiasmato è stata la grande risposta dei giovani che sono giunti in Piemonte da ogni parte d'Italia e del mondo per dare una mano a organizzare le Olimpiadi. L'esercito dei volontari è straordinario. Non c'è nulla da dire, Torino 2006 sarà un gran bella Olimpiade e servirà a far ricordare bene l'Italia e gli italiani. È una grande occasione di visibilità che sta già facendo guadagnare punti a Torino».
Ci faccia un esempio concreto di un punteggio in risalita.
«Io confido anche nel treno ad alta velocità che renderà Milano e Torino ancora più vicini al resto del mondo. Poi da uomo d'affari mi pare che ci siano già segnali significativi di un risveglio del mercato immobiliare e di un interesse degli investitori nei riguardi di Torino».
E i bilanci-colabrodo del Toroc, il comitato organizzatore dei Giochi?
«Vede, come tutte le cose di casa nostra anche Torino 2006 è stata accompagnata da polemiche, interpellanze e guerre fra partiti. Io vorrei ricordare che le Olimpiadi sono invece un'occasione di pace, di solidarietà. E soprattutto di sport. Quindi parliamo di sport, facciamo sport e lasciamo perdere le polemiche.
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