Marianna Bartoccelli
da Roma
«Lunedi a Bruxelles non ci sarà più una minoranza di blocco per la ricerca sulle celluli staminali embrionali», comunica Fabio Mussi al Consiglio nazionale dellassociazione «Luca Coscioni», che si è concluso ieri a Roma, ricevendo un grosso applauso. E in serata ha rassicurato la collega tedesca Annette Schavan che appoggerrà la proposta per «individuare una data oltre la quale gli embrioni soprannumerari non sono più impiantabili e quindi possono servire per la ricerca». Il ministro è evidentemente molto sicuro dopo lapprovazione della mozione al Senato. Ma la sua soddisfazione si scontra con le ire del mondo cattolico della Cei e del Vaticano. Ieri LOsservatore Romano ha infatti ribadito che non ci può essere alcun cattolico daccordo con la ricerca sulle staminali, puntando il dito contro i senatori cattolici che hanno invece votato sì alla mozione. Una mozione che consente allItalia il ritiro della firma al veto per la ricerca sugli embrioni approvata con 152 sì, 150 no e un astenuto, grazie a una complessa giravolta dei cattolici della Margherita che hanno votato che lItalia si impegni «a sostenere ricerche che non implichino la distruzione di embrioni e a valorizzare la ricerca sulle cellule staminali adulte, comprese le cordonali». Una legge «bizantina» lha definita Marco Cappato, leuroparlamentare radicale, presidente dellassociazione «Luca Coscioni», che ha messo daccordo i cattolici più ortodossi, come la senatrice Paola Binetti, con il resto della maggioranza per battere, per un voto, lopposizione che chiedeva invece che lItalia si dichiarasse «contro ogni tipo di ricerca che distrugga embrioni umani», in coerenza con il referendum votato dagli italiani.
Ma per il quotidiano dei vescovi Avvenire e soprattutto per LOsservatore Romano «sulla difesa della vita non possono esserci compromessi». Il Vaticano attacca «i presunti compromessi che dovrebbero rendere accettabili principi che non lo sono per un ossequioso omaggio alle ragioni della politica». Un duro attacco ai cattolici che hanno garantito il governo perché approvasse la mozione: «Non basta proclamare la proprio appartenenza a unarea di riferimento, serve anche in politica - ribadisce il quotidiano del Vaticano - il coraggio di opporre con forza un no che sgorghi dal profondo della propria coscienza». Scende in campo la principale imputata, Paola Binetti, che difende la sua scelta spiegando che la mozione «non è un attacco alla vita» visto che ribadisce con chiarezza che la ricerca si può fare «senza distruzione di embrioni e quando non esistono più le condizioni di impiantabilità». «La Binetti non ha capito il vero significato della mozione - accusa Riccardo Pedrizzi di An -, mentre ha capito bene Mussi che dovrà portare a Bruxelles la posizione italiana». Obiettivo dellopposizione è soprattutto il ministro Mussi che, come accusa Carlo Giovanardi dellUdc, «si sarebbe fatto beffa delle elucubrazioni dei cattolici della Margherita che continuavano ad assicurarci che il loro voto a favore della mozione del centrosinistra sulle staminali embrionali avrebbe portato il Governo a ripristinare in sede europea una posizione coerente con la legge 40».
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