Emergenza rifiuti a Napoli, l'ira di Caldoro: "Non ci sto a pagare 15 anni di colpe altrui"

Il presidente della Campania, indagato per epidemia colposa: "La responsabilità è dei Comuni che non sanno fronteggiare l’emergenza Dalla Lega un comportamento irresponsabile". La risposta di Bossi: "Napoli tratti con tutte le Regioni, non può sperare in un decreto legge"

Emergenza rifiuti a Napoli, l'ira di Caldoro:  
"Non ci sto a pagare 15 anni di colpe altrui"

Napoli «Non ci sto, non ci sto, non ci sto». Stefano Caldoro da poco più di un anno è il governatore della Campania. Dal suo predecessore, Antonio Bassolino, ha ereditato una Regione indebitatissima e la mancata realizzazione di un sistema integrato dei rifiuti. Eppure, proprio lui è indagato (con altri 4 pubblici amministratori i cui nomi sono ancora top secret) per epidemia colposa dalla Procura di Napoli.

Attorniato da quasi tutti i suoi assessori, nella sala Giunta, Caldoro si difende e contrattacca, ventiquattr’ore dopo avere ricevuto l’informazione di garanzia. «Non ci sto a pagare le colpe di 15 anni di inadempienze e responsabilità dei comuni, responsabilità perduranti ancora oggi», attacca. Poi, in sintonia con il sindaco Luigi De Magistris, dice: «Non ci sto a pagare le colpe dei ricatti e del boicottaggio della camorra». Frecciate anche al governo e al principale alleato del Pdl. «Non ci sto, rispetto ai comportamenti irresponsabili della Lega Nord. La Regione ha fatto tutta la sua parte, avendo poteri minimi e residuali. Finché non ci saranno risposte forti da parte del governo e degli enti locali della Campania, abbandoneremo i tavoli istituzionali e nazionali presso il governo e la prefettura». Poi ha aggiunto. «I cittadini devono sapere dove sono le vere colpe e le responsabilità, che sono lontane dalla Regione».

Un’arringa dove non ha risparmiato nessuno, nemmeno i sindaci della Campania: «Sono loro a dover fronteggiare la situazione perché rappresentano la massima autorità sanitaria. Per quali motivi Nola e Portici, ad esempio, riescono a superare le crisi tenendo le strade pulite mentre altri, come Napoli, non riescono a farlo. I sindaci hanno la responsabilità di far trovare sul loro territorio le condizioni per far funzionare il ciclo. Noi daremo sostegno economico, tecnico e anche politico per favorire gli accordi nei comuni per aprire siti di trasferenza, siti di stoccaggio e discariche, ma sono loro che devono rispondere con atti adeguati al problema. I comuni devono lavorare per l’autosufficienza. È un loro compito. Se c’è un’emergenza bisogna agire con misure adeguate».

All’appello alla solidarietà alle altre regioni rivolto da Caldoro ha replicato il leader della Lega, Umberto Bossi. «Napoli deve trattare con tutte le regioni, non può sperare in un decreto legge che scavalchi le scelte del Tar del Lazio». Il capo del leghisti ha poi ribadito che «il sindaco di Napoli Luigi De Magistris deve essere nominato commissario straordinario ai Rifiuti cosi non scappa». Sulla stessa linea anche Marco Reguzzoni, capogruppo leghista alla Camera: «I responsabili sono una città e una regione che non riescono a far fronte ai propri rifiuti, che è il primo dovere di un’amministrazione. Il governo ha fatto molto per due volte, è ora che si rimbocchino le maniche».

Il presidente della Commissione Agricoltura, Paolo Russo, un esperto in tema di rifiuti (è stato presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti) difende l’operato di Caldoro. «Ci sono decine di comuni nel napoletano e centinaia in ambito regionale che non conoscono l’emergenza rifiuti. Perché Napoli non si è dotata di un sistema di impiantistica per tamponare emergenza?».

Nonostante le tonnellate di rifiuti in strada siano diminuite, Napoli resta ancora sommersa dalla monnezza.

Le proteste, i raid, i boicottaggi - come li chiamano il Presidente Caldoro e il sindaco De Magistris - sono aumentati: una ottantina nell’arco delle ultime 24 ore. Assalti in centro e in periferia, cassonetti dati alle fiamme, spazzatura riversata al centro delle strade.

carminespadafora@gmail.com

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