Emergenza rom, un referendum cittadino

Non si placano le polemiche intorno alla localizzazione dei campi rom previsti nel Patto della Legalità. Le buone intenzioni del prefetto di trovare una sintesi fra le diverse posizioni politiche, da An al Prc, per arrivare a un progetto condiviso, si infrangono contro la realtà. Ognuno ha da dire la sua su cosa sarebbe meglio fare per risolvere il problema e sono spesso idee in contrasto fra loro. Il risultato è una posizione di stallo, che rischia di mandare in crisi lo stesso Patto, prima che allo stesso venga data effettiva attuazione.
Dino Gasperini, capogruppo dell’Udc, ha intenzione di indire un referendum cittadino sulle questioni nomadi e sicurezza, per poter sentire direttamente i cittadini. «Il referendum - spiega l’esponente dell’Udc - prenderà piede, con tanto di banchetti nelle strade cittadine, dopo che il consiglio comunale straordinario convocato sul tema dirà il suo Sì al Patto della Legalità». Plaude all’iniziativa referendaria il presidente dell’Osservatorio Sociale, Luigi Camilloni: «È bene - dice - che, sulla questione dell’individuazione delle aree dei campi rom, la commissione (istituita mercoledì, ndr) interpelli le realtà locali, ma anche che vengano ascoltati in prima persona i romani».
Anche Ludovico Todini, capogruppo di An in XX municipio e il suo collega di partito, Giovanni Del Prete, consigliere in III, si dichiarano favorevoli al referendum, così come i consiglieri capitolini di An, Luca Malcotti, Luca Gramazio e Federico Guidi. A chi, invece, quell’idea non piace è Marco Pomarici, consigliere capitolino di Fi, perché, spiega, «i cittadini, con l’espressione democratica del voto hanno già delegato i propri rappresentanti a risolvere i problemi che affliggono la città». L’unico a dare una speranza al prefetto è Gianni Alemanno, presidente della Federazione romana di An, che si dice «disponibile a un approfondito confronto con il prefetto per una reale risoluzione dell’emergenze nomadi», ma mette sotto condizione quella disponibilità: An vuole avere «garanzie reali che i nuovi quattro villaggi previsti dal Patto non siano aggiuntivi ai già quasi 40 campi presenti in città, ma sostitutivi». Adriana Spera, capogruppo del Prc, da parte sua definisce il Patto per la legalità un documento «strabico», che non condivide, come tutto il suo partito. «Creare campi così grandi come quelli annunciati - spiega Spera - non fa altro che facilitare la devianza. Si sta cercando di costruire veri e propri campi della sofferenza, altro che solidarietà». Ma Veltroni butta acqua sul fuoco, spiegando che «non ci sarà nulla che potrà creare preoccupazioni.

Si cercheranno assieme alla prefettura delle soluzioni che consentano di evitare di avere questa polverizzazione di campi in giro per la città, cercando di renderli allo stesso tempo più accoglienti, meglio organizzati e più presidiati dal punto di vista della sicurezza».
Intanto, ieri, è stato sgomberato il campo rom abusivo di via di Tor Cervara. Non senza polemiche.

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