Emirati, lanciata una fatwa contro la noce moscata: il buon musulmano la evita

Assunta in dose massiccia, questa spezia può provocare effettivamente alterazioni e allucinazioni come l'Lsd e persino trasformarsi in un farmaco abortivo. Una donna ha chiesto lumi al Consiglio di Abu Dabi ricevendo queste indicazioni: va impiegata con moderazione, anche se l'ideale è non usarla proprio

Fa discutere una fatwa emessa negli Emirati che consiglia i musulmani di evitare l'uso di noce moscata come spezia per insaporire i cibi. Secondo il Consiglio per le Fatwa di Abu Dhabi, infatti, gli effetti della noce moscata, se assunta in dosi massicce, potrebbero portare all'intossicazione alimentare o addirittura ad allucinazioni. E una volta tanto non si tratta del solito fondamentalismo estremo di qualche «parruccone» particolarmente zelante o in cerca di notorietà. L'uso eccessivo di noce moscata infatti può effettivamente creare danni alla salute. Effetti «collaterali» noti da tempo, tanto essere usata per anni come farmaco abortivo. E come allucinogeno, può persino provocare assuefazione e dipendenza come qualsiasi altra sostanza stupefacente.
La fatwa in occidente è nota come una sorta di condanna a morte in caso apostasia o blasfemia. La più nota fu quella lanciata nel 1989 nientemeno che da Khomeyni in persona nei confronti dello scrittore britannico, ma nato a Bombay, Salman Rushdie dopo l'uscita del suo ormai arcinoto «Versetti Satanici» una storia fantastica ma chiaramente allusiva nei confronti della figura di Maometto ritenuta blasfema. Dopo la fatwa, che consente a ogni musulmano di eseguire la sentenza, ci fu anche un privato cittadino iraniano mise una taglia sulla testa dello scrittore, che da allora vive sotto scorta. In seguito alla sentenza, tra l'altro rinnovata, il 17 febbraio del 2008, traduttore giapponese del romanzo, Hitoshi Igari, fu però ucciso da emissari del regime iraniano, mentre il traduttore italiano, Ettore Capriolo, fu ferito. Ferito fu anche l'editore norvegese del libro.
Ma di per se la fatwa è solo la risposta fornita a un «qadi», giudice musulmano, da un giurisperito «faqh» su un quesito presentatogli per sapere se una data fattispecie sia regolamentata dalla Sharia e quali siano le modalità per applicarne il disposto. In questo caso il faqih viene detto Mufti. Il quesito per l'occasione è stata avanzato da una donna residente negli emirati arabi che voleva essere rassicurata circa il corretyto uso della noce moscata in cucina. «Gli esperti di Islam hanno autorizzato l'utilizzo di noce moscata nei cibi per dargli un buon sapore a patto che questa sostanza tossica sia usata in quantità modiche» è stata la risposta. «Ciò significa che non c'è problema ad aggiungere un pizzico di noce moscata nei piatti - prosegue la fatwa - ma dal punto di vista religioso è meglio se la si evita del tutto».
La noce moscata si ricava dalla «myristica fragrans», un albero originario delle isole Molucche in Indonesia. Si tratta del seme che viene «decorticato» diventando così noce moscata, mentre la parte esterna che lo ricopre fornisce il macis, altra spezia dal sapore però più delicato. Oggi è molto usata in cucina come ingrediente di dolci, budini e creme, ma anche di purea e verdure lesse. Spesso, nella cucina italiana, viene aggiunta nei ripieni per tortellini, ravioli e cannelloni fatti a base di carne, formaggio o spinaci. Ma agli inizi del Settecento, per le sue caratteristiche di antisettico fu considerato come rimedio per oltre cento malattie. Attenua nausea e vomito, mentre il burro è efficace, per uso esterno contro i dolori reumatici e nevralgici.
Come detto un tempo era utilizzato come abortivo, anche se, in ambito culinario è possibile l'assunzione in piccole quantità, senza danni per le donne incinte. Tuttavia, se consumato in alte dosi, inibisce la produzione di prostaglandine che possono influenzare lo sviluppo del feto. Ma sorprendono soprattutto le sue capacità stupefacenti. Ingerita in dosi elevate, circa 5 grammi, disciolta in acqua o sotto forma di infuso, provoca alterazione dello stato di coscienza e allucinazioni visive, con effetti simili a quelli dell'Lsd.

Inoltre se assunta in maniera indiscriminata e prolungata, può portare alla dipendenza. Tanto da essere stata soprannominata nel corso del Novecento lo «stupefacente dei poveri». Insomma, l'imam una volta tanto avrebbe proprio ragione da vendere

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