nostro inviato a Empoli
Come si può spiegare a un lettore a digiuno di immagini tv e resoconti giornalistici lo zero in profitto rimediato ieri sera a Empoli dal Milan dopo quel po’ po’ di primo tempo disputato? È forse inutile inseguire complicati ragionamenti, meglio rifugiarsi nelle pieghe misteriose del calcio che sa essere, a volte, crudele e beffardo al tempo stesso. Specie se si tratta di castigare una grande armata caduta in disgrazia e alla ricerca disperata di un colpo d’ala. Capita. E se capita non è il caso di farne una tragedia ma solo di capire che butta male e bisogna diventare più forti persino del destino per invertire la marcia deludente in classifica. Chiudere senza gol dopo aver collezionato, nel primo tempo, una traversa (Oliveira dal limite), un palo (ancora Oliveira), un salvataggio sulla linea a portiere battuto su colpo di testa (ariOliveira) del brasiliano scatenato, è un vero tiro mancino. L’Empoli balla, in difesa e a centrocampo, per tenere testa all’avanzare deciso e martellante dei rossoneri che prendono presto il comando delle operazioni e lo «mollano» solo allo scadere del gong. In quel frangente c’è anche un fallo birichino di Matteini in area di rigore dopo spalla a spalla con Cafu e tutta la panchina milanista insorge per reclamare il penalty dovuto. L’arbitro, il giovane Tagliavento, ignora l’uno e l’altro, quasi per lavarsi le mani e il suo assistente, Stagnoli, non gli passa neanche uno straccio di segnalazione, un cenno, un bip, niente. È anche questa, se volete, la spia di una stagione nata storta e che può finire anche peggio. Meglio allacciarsi le cinture di sicurezza allora e procedere per piccoli passi.
Nel recente passato il Milan pagò errori fatali commessi nei primi minuti, questa volta è molto più attento, concentrato. Non rischia quasi mai (un tiro in porta nel primo tempo e uno nella ripresa il fatturato dei toscani) anche se gli interventi di Dida, su palloni innocui o quasi, sono da cardiopalmo. Ma il merito va iscritto in modo preciso e puntuale alla coppia dei due senatori che giocano al calcio come professori e possono dare la paga a tanti apprendisti campioni. L’intramontabile Billy Costacurta, nel finale, prova anche a dare l’assalto alla porta di Balli con una sassata dal limite deviata coi piedi dal portiere locale. Maldini non concede un solo duello a Saudati e Pozzi che non sono Vavà o Pelè ma hanno la gioventù dalla loro che però non gli basta per scorticare i monumenti. Bisognerebbe portare maggiore rispetto a lor signori.
Il Milan travolgente del primo tempo si arena nella seconda frazione perché il suo attacco funziona come al solito, a singhiozzo: se Oliveira ha il palo facile (traversa centrata anche contro la Roma), Gilardino è sempre più lontano da apprezzabili livelli di rendimento e non c’è neanche tra i piedi Inzaghi che lo «cannibalizza». È tutto suo il merito di insufficienza inquietante. E anche i reduci dal mercoledì internazionale, Seedorf e Kakà in particolare, non riescono a scavare la differenza. Il giovanissimo capitano della seleçao s’imbatte nei pugni di Balli a inizio di ripresa e poi sparisce dalla circolazione, come oscurato dalla tenacia dei toscani. Persino Gourcuff, arrivato per dare il cambio a uno stralunato Pirlo, schierato a destra invece che a sinistra, non si inserisce al volo come si conviene a un giovanotto che deve farne di strada prima di meritarsi titoloni a nove colonne e lodi sperticate.
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