Che fine farà il gasdotto Tag, quello che collega la Russia con lItalia attraverso Ucraina, Slovacchia e Austria? Il «tubo» (controllato dallEni all89% e dallaustriaca Omv all11%) che porta nel nostro Paese il gas russo fornito da Gazprom è stato periodicamente alla ribalta per le chiusure dovute ai litigi tra Mosca e Kiev, lultima di poche settimane fa. Ma questa volta la questione è diversa: lAntitrust europeo, guidato dalla commissaria Neelie Kroes, ha varato tempo fa unindagine per comportamenti anticoncorrenziali. Ormai siamo vicini a una decisione e sembra che non solo la Kroes stia pensando a una multa molto pesante da infliggere allEni, ma soprattutto voglia costringere il gruppo petrolifero italiano a cederne il controllo. Così le forniture allItalia non sarebbero solo condizionate dalle risse russo-ucraine, ma anche dalle decisioni dellipotetico nuovo proprietario, ancora tutto da definire.
E ieri lad Eni, Paolo Scaroni, al convegno di Venezia organizzato dalla Confindustria sulle risorse del futuro, ha detto: «Attribuiamo al gasdotto Tag un valore strategico e di sicurezza energetica nazionale condiviso dal governo: non è nelle nostre intenzioni cederlo e se arriverà una multa cè sempre la possibilità di fare ricorso». E in effetti il governo si è mosso per dare man forte allEni nella disputa con la Commissione Ue: solo pochi giorni fa il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, ha incontrato a Bruxelles la Kroes e ha sostenuto che il gasdotto Tag è di interesse strategico nazionale. Quando la Commissione Ue riconosce linteresse strategico nazionale invocato da un Paese dellUnione, le regole sulla concorrenza vengono congelate: dopo il colloquio con la Kroes il ministro Ronchi si è detto meno pessimista sulla possibilità di un accordo, ma resta il fatto che nessuna decisione è già stata presa e che sono sempre possibili brutte sorprese.
Attraverso il Tag arriva il 30% del gas consumato in Italia: il gasdotto è lungo 1.140 chilometri e trasporta 37 miliardi di metri cubi lanno, a cui si aggiungono 3,2 miliardi di potenziamento che sono entrati in funzione nel 2008 ed altri 3,3 miliardi che saranno disponibili negli ultimi mesi di questanno, in coincidenza con la brutta stagione. I 6,5 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivi andranno a clienti diversi dallEni, come è stato stabilito dallAutorità antitrust italiana. Rinunciare al controllo del «tubo» potrebbe essere un errore, anche perché, sostengono fonti vicine al gruppo petrolifero italiano, una volta perduto il controllo potrebbe finire in mani che non sono sensibili agli interessi italiani.
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