Energia: gli affari si fanno in famiglia

da Milano

Gli ultimi tra i grandi gruppi in ordine di tempo ad aggiornare le nuove tariffe elettriche per il mercato libero sono stati due giorni fa Mpe ed Eni, preceduti da Enel e Sorgenia e da alcune grandi ex municipalizzate che si stanno muovendo però con prudenza: d’improvviso il mercato delle famiglie è diventato interessante. Merito della liberalizzazione totale partita lo scorso luglio, ma merito soprattutto della grossa svolta che si è avuta sul mercato dell’energia. E l’unico a essere rimasto fuori dalla gara per accaparrarsi i piccoli clienti, Edison, sta preparando una controffensiva che, si dice, vorrebbe spiazzare gli altri gruppi con proposte totalmente nuove.
I ribaltoni, infatti, non capitano solo in politica: fino a pochi anni fa c’era la gara a conquistare il cliente medio o medio-grande, se non addirittura il grandissimo. Oggi non conviene più: i grandi consumatori fanno gare annuali con prezzi all’osso e guadagni in proporzione. E ogni anno i produttori devono confrontarsi con una concorrenza che si è fatta più feroce con l’aumentare dell’offerta della produzione elettrica: dal mercato del produttore si è passati a quello del consumatore.
Così rivolgersi alle famiglie si sta rivelando il vero affare per produttori e distributori, meglio ancora se si è in grado di fidelizzare gli acquirenti proponendo insieme elettricità e gas. Offrire direttamente al «retail» vuol dire «aggirare» l’Acquirente unico, che gestisce la vendita dell’energia alle famiglie che scelgono di rimanere sotto l’ombrello delle tariffe stabilite dall’Authority e che acquista l’elettricità con gare al ribasso. E l’acquirente, di fatto, finisce per essere un costo. Alle famiglie le società elettriche spesso offrono energia a prezzo bloccato per due anni, ma con una base di partenza superiore a quella prevista dalle tariffe dell’Autorità.
Insomma, i gruppi elettrici spuntano dai piccoli acquirenti prezzi che non otterrebbero in ogni caso da alcun cliente. È vero, come sostiene l’Enel, che convincere i privati a cambiare fornitore costa: ma è un costo ampiamente ripagato dai maggiori prezzi e dalla «fedeltà» dei nuovi clienti piccoli che in media si prevede cambieranno fornitore (se lo faranno) solo dopo 4-5 anni, contro i 12 mesi dei grandi gruppi. Quanto alle tariffe bloccate, i produttori elettrici si sono già coperti garantendosi prezzi certi acquistando futures su petrolio e gas e non rischiano quindi nulla.


L’apertura al mercato, almeno nell’energia, si è così dimostrata vincente: ci guadagnano le imprese (e i bilanci che vengono presentati in questo periodo sono lì a dimostrarlo) e ci guadagnano le famiglie che si mettono al riparo dai rincari petroliferi.

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