Eni, Enel, Rai, Alitalia, Ferrovie: gli stipendi viaggiano a sei zeri

Chi l’ha detto che amministrazione pubblica fa rima solo con travet, colletti bianchi, stipendi da fame? Più si sale, nei quadri degli enti statali, più amministrazione pubblica fa rima con compensi milionari. A prescindere dal risultato.
Nella classifica delle dichiarazioni 2005, si va dai dieci milioni di Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, ai quasi tre di Giancarlo Cimoli, realizzatore del «piano 2005-2008» per il rilancio di Alitalia. Si va dai 2,6 milioni di Piero Gnudi (presidente di Enel dal 2002) ai quasi due milioni di Pierfrancesco Guarguaglini, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, gioiello della produzione italiana.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Dalle Ferrovie dello Stato, vera e propria croce dell’amministrazione pubblica, alle Poste Italiane dirette da Massimo Sarmi; dalla Rai (ai tempi guidata da Flavio Cattaneo) al Tesoro, il cui responsabile Vittorio Grilli dichiarava poco più di 550mila euro.


Certo, il salto dagli 1,2 milioni di Claudio Cappon (ora dg della Rai ma nel 2005 alla Consap) ai 198mila euro di Giovanni Novi del porto di Genova è grande. E tra Inps e Trenitalia, tra Sogei e Inps, tra l’Agenzia delle Entrate e l’Anas, c’è chi si sente figlio e chi figliastro. Anche se padre e padrino è sempre una sola entità: quello Stato italiano che firma gli assegni.

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