Il gruppo Eni ha chiuso un 2010 con risultati brillanti, tra i migliori del proprio settore, che si riassumono in un utile netto di 6,32 miliardi, in aumento del 44,7% sullesercizio precedente. Nel quarto trimestre lutile è ammontato a 0,55 miliardi, con un progresso del 40,2%. Il dividendo sarà di un euro ad azione (ieri il titolo ha quotato 18,42 euro, con un progresso molto lieve, dello 0,11%), di cui 50 centesimi già distribuiti in acconto. Record nella produzione di idrocarburi, con un incremento del 2% sul 2009. Con questi numeri, Paolo Scaroni si avvia a completare il secondo mandato come amministratore delegato, incarico che, con ogni probabilità, gli sarà confermato per il prossimo triennio (qualche tempo fa aveva dichiarato: «Io devo essere disponibile a un altro mandato per contratto: caso mai sarà chi deve nominarmi a decidere»).
Lo stesso Scaroni ha commentato i risultati con fiducia: «Eni continuerà a generare risultati al top dellindustria e a creare valore per gli azionisti». «Nel 2010 - ha sottolineato - Eni ha conseguito risultati operativi e finanziari tra i migliori del suo peer group (il settore di riferimento, ndr). In Exploration & Production, dove abbiamo registrato una produzione record, abbiamo posto le basi per la nostra futura crescita grazie allingresso in nuovi Paesi: Togo, Repubblica Democratica del Congo, Polonia. Abbiamo anche rafforzato la posizione in aree di nostra tradizionale presenza, quali Venezuela e Iraq, dove vediamo prospettive di alto potenziale produttivo». Interpellato sulle possibili conseguenze per il gruppo derivanti dalla crisi nei Paesi del Nord Africa - Egitto, Libia, Algeria e Tunisia - Scaroni ha tranquillizzato: «Le agitazioni politiche non avranno alcun impatto su Eni». Si tratta di aree nelle quali il gruppo petrolifero è tradizionalmente radicato.
A proposito del mercato del gas, che nello scorso anno ha penalizzato le società energetiche, Scaroni ha annunciato che Eni conta di rinegoziare i contratti con il gruppo russo Gazprom e con quello algerino Sonatrach «entro la fine del 2011», precisando che le rinegoziazioni avranno ricadute (positive) sul bilancio dellanno in corso. Con Gazprom è in atto un altro disegno strategico: il gruppo russo entrerà nel progetto petrolifero Elephant, in Libia, proprio grazie a uno scambio di asset con Eni. In base allaccordo, firmato ieri sera, la controllata Gazprom Neft entrerà in possesso della metà delle quote Eni del giacimento (il 33%), valutata 170 milioni di dollari.
Quanto al 2011, Eni prevede un anno caratterizzato ancora da «incertezza e volatilità, sebbene in un quadro di progressivo rafforzamento dellattività economica globale».
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