Eni torna in Qatar e accelera sul gas

da Milano

Eni torna in Qatar posando un’altra tessera del proprio mosaico internazionale. Dopo l’accordo in Venezuela e l’asse con la russa Gazprom, il gruppo di Paolo Scaroni ha siglato ieri un protocollo di intesa con il Qatar Petroleum International (Qpi). Una partnership idealmente a tutto campo che per Eni rappresenta il primo passo per rimettersi a estrarre idrocarburi nel Paese medio-orientale, il principale al mondo per giacimenti di gas: in dettaglio l’accordo preliminare prevede lo studio di attività comuni nell’esplorazione e nella produzione, tramite possibili investimenti congiunti sullo scacchiere internazionale; Italia compresa.
Eni aveva abbandonato il Qatar nel 2002 commettendo uno dei suoi «più grandi errori», ha ammesso Scaroni iscrivendo il gruppo italiano alla gara con cui il Qatar aggiudicherà quattro blocchi esplorativi offshore; i dettagli sono attesi a maggio. «Presenteremo l’offerta da soli e solo dopo decideremo se includere qualche altro partner», ha proseguito il top manager precisando di aspettarsi «una dura concorrenza» dagli altri giganti mondiali. In attesa di contenuti più precisi, resta il protocollo di intesa (in gergo un memorandum of understanding): la cornice nella quale inserire le singole intese energetiche: dall’estrazione al marketing, dalla raffinazione al petrolchimico fino alla generazione elettrica, ha precisato il ministro per l’Energia del Qatar, Abdullah Bin Hamad Al-Attiyah.
Troppo presto, quindi, anche per quantificare gli investimenti necessari all’accordo che, se da un lato non prevede alcuno scambio di asset, dall’altro apre per Eni e Qpi la possibilità di avviare progetti comuni anche in Italia: le attività in joint venture possono riguardare ogni parte del mondo e «anche della luna», ha detto ironico Al-Attiyah.

«Se possiamo andare sulla luna, figuriamoci in Italia», ha aggiunto Scaroni sottolineando che il «Qatar sarà una parte importante» della strategia di Eni, così da allargarne il giro d’affari internazionale: il gruppo italiano ha già una forte presenza in Nigeria, Angola, Africa Occidentale, Algeria, Libia ed Egitto. Scaroni guarda, infine, «all’Irak come un’opportunità» e non ha alcuna intenzione di lasciare l’esplorazione in Arabia Saudita.

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