da Milano
Eni ha buttato sul tavolo carte pesanti per la conquista del 57% di Distrigaz, la società belga di trasporto e distribuzione del gas che si trova in una posizione strategica in Europa e che dispone dellancor più strategico terminale di rigassificazione di Zeebrugge: la conferma è venuta ieri dalla presentazione agli analisti dei conti trimestrali che vedono un utile netto cresciuto del 28% a 3,32 miliardi e un cash flow di 4,76 miliardi, ma soprattutto che mostrano una produzione petrolifera in crescita che sfiora 1,8 milioni di barili al giorno e vendite di gas in aumento del 9,3% a quasi 31 miliardi di metri cubi. «Siamo in shortlist con altre due aziende europee (la tedesca E.On e la francese Edf, ndr). Dovreste sapere che lintenzione del venditore è di avere non necessariamente contanti, ma anche asset dai compratori. Abbiamo sottomesso al venditore una lista di possibili asset sia nellupstream che nel mid gas stream e adesso stiamo lavorando su questo, in attesa di avere, entro giugno, la scelta del vincitore alla gara», ha spiegato Marco Mangiagalli, direttore finanziario del gruppo petrolifero.
Stando a quanto risulta al Giornale, il gruppo guidato da Paolo Scaroni avrebbe fatto unofferta molto articolata, con la proposta di un contratto a lungo periodo di vendita di gas e di elettricità. Non è chiaro quali asset o partecipazioni siano state offerti nellupstream del gas. Nel settore elettrico, invece, lEni, oltre a vendere parte dellenergia prodotta da Enipower, sarebbe disposta anche a cedere parte degli asset della stessa Enipower a cui Suez sarebbe interessata. Nella partita potrebbe rientrare anche la rete romana del gas che fa capo a Italgas e che interesserebbe ad Acea: cè da tener presente che il prossimo anno scade la convenzione per la distribuzione del gas a Roma e che questo favorirebbe un accordo. Acea è alleata di Suez nel settore della produzione di energia, oltre che nella vendita e distribuzione.
La fusione Suez-Gaz de France, prevista per fine giugno, ha fatto slittare ogni decisione su Distrigaz, che era prevista invece per metà aprile: se ne parlerà appunto dopo la nascita della nuova società. Tra laltro lEni avrebbe offerto anche possibili partecipazioni in attività allestero (nel settore gas) che potrebbero interessare il nuovo supergruppo francese. Da parte sua Suez starebbe cercando di limitare il perimetro degli asset coinvolti nella cessione di Distrigaz: chiaro quindi che lofferta Eni sarà modulata anche in base al «quantum» di Distrigaz che verrà ceduto, in quanto Suez sostiene che la Commissione Ue non ha imposto di uscire totalmente da Belgio, ma di evitare un monopolio Suez-Gdf. Sempre che la Commissione sia daccordo su questa interpretazione. In ogni caso un accordo Eni-Suez rafforzerebbe notevolmente i francesi in Italia, al punto che Suez avrebbe deciso di creare una propria divisione (tecnicamente una «business unit») appositamente per il nostro mercato.
Piuttosto, fonti belghe sostengono che è in atto un braccio di ferro durissimo tra i tre protagonisti della gara: dopo la visita di settimana scorsa, segnalata dal Giornale, Scaroni ne avrebbe fatto unaltra più di recente. E.On, infatti, avrebbe presentato una controproposta articolata e competitiva (anche in questo caso con offerte di asset interessanti), tale da mantenere fortemente in gara il gruppo tedesco. È pure confermato il pressing di Parigi a favore di Edf, che avrebbe avuto però come risultato di irritare il governo belga che si è espresso a favore degli italiani e che ha detto di non volere sostituire un monopolista francese con un altro.
Non hanno trovato invece conferma le voci che sostengono che la rete gas che lEnel intende cedere potrebbe interessare anche il nuovo gruppo Suez-Gdf. Ma si tratta appunto solo di indiscrezioni: tutto fa infatti pensare che i pretendenti saranno numerosi.
Quanto alle altre questioni internazionali, ieri il direttore generale «exploration and production», Stefano Cao, ha detto che lEni è pronta a cedere a Gazprom il 50% della propria quota nel giacimento libico Elephant.
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