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Senza mail da 72 ore: Libero e Virglio nel caos. La Lega: "Ora class action"

Sono circa 9 milioni gli account di posta elettronica di Libero e Virglio che hanno problemi. Non si tratta di un attacco hacker ma di un ben più banale problema tecnico

Senza mail da 72 ore: Libero e Virgilio nel caos. La Lega: "Ora class action"

Dalla sera di domenica 22 gennaio i servizi di posta elettronica offerti da Libero e Virgilio fanno le bizze, arrivando a fermare l’operatività di 9 milioni di account, anche quelli a pagamento.

ItaliaOnLine, la società che gestisce i due servizi esclude che si tratti di un attacco hacker e ribadisce che non ci siano pericoli per i dati degli utenti. Se non è un problema causato dall’esterno, allora è un problema interno. Cosa peraltro riconosciuta da entrambi i provider, che hanno garantito una risoluzione rapida (che tanto rapida non sembra essere).

Al comunicato si aggiunge una nota di Italianonline in cui si sottolinea: "le nostre parole vanno in primis agli utenti della Libero Mail e della Virgilio Mail, che hanno aperto con noi le loro caselle di posta elettronica: siamo consapevoli del disagio procurato e del disservizio. Stiamo lavorando incessantemente da ormai diverse ore per risolvere un problema infrastrutturale inaspettato e imprevisto e che non è dipeso da sistemi sviluppati di Italiaonline. Possiamo rassicurare, come già scritto sui nostri portali e 'touchpoint' digitali, che i nostri utenti sono e continueranno ad essere sempre la nostra priorità", aggiungendo che: "l'attuale situazione non è dipendente da attacchi cyber esterni".

La situazione di Libero e Virgilio

Il sito Downdetector segnala ancora molti problemi, anche se in numero minore rispetto alle ultime ore. Le disfunzioni più segnalate riguardano la connessione ai server, il login agli account e la lentezza di risposta dei contenuti.

Non è tanto il problema su cui occorre concentrarsi, quanto sulla durata dello stesso. L’informatica non è esente da intoppi, siano questi di natura software o hardware che, peraltro, si palesano in modo repentino e con un crescente grado di complessità.

Il fatto che ci vogliano giorni a risolvere un disguido tecnico è però inaccettabile, perché è sinonimo di strategie per lo meno migliorabili. Se, a questo, aggiungiamo che molti utenti lamentano anche la mancanza di comunicazioni da parte di ItaliaOnLine, ci troviamo davanti a un problema serio di governance, causato e mal gestito da un attore di rilievo dell’Italia digitale, uno di quelli che dovrebbe trainare la crescita del Paese.

Non sappiamo esattamente cosa sia successo, anche perché un down così lungo non sembra avere giustificazioni plausibili. Di certo, il file rouge che tutto unisce, è da ricercare nei datacenter, ossia l’infrastruttura di server e parti attive (switch e router su tutti) che rendono disponibile qualsiasi servizio erogato online, posta elettronica inclusa.

Viene da credere che i datacenter usati da Libero e Virgilio siano assai contenuti e non abbiano alcun sistema di ridondanza e backup (o che ne abbiano di insufficienti) al fine di garantire il funzionamento – magari più lento ma comunque attivo – dei servizi erogati.

E questo è un male, perché il Paese è oggetto di una transizione digitale decantata dalle autorità nazionali e da specifici piani europei e, ancora prima, pensare che degli utenti possano fare a meno di un servizio digitale per giorni interi è un danno di immagine, economico (c’è chi paga per i servizi di posta elettronica) e di sistema.

Un’azienda che ha milioni di clienti e che non prevede un piano d’emergenza che dia continuità al proprio business restituisce un’immagine che fa male a tutto il Paese, a prescindere dal business e dal mercato di riferimento.

Non ha senso paragonare i servizi di posta elettronica italiani a quelli internazionali come Gmail, perché Google ha una capacità finanziaria ben diversa e dispone di datacenter tanto ampi da permettere di instradare e dirottare diversamente il traffico degli utenti che hanno problemi, riuscendo così a risolvere disservizi in pochi minuti. Ciò non toglie che l’infrastruttura di Libero e Virgilio appaia sottodimensionata, debole e perciò difficile da gestire. La transizione digitale ha bisogno di tutt’altra verve.

Un consiglio: gli utenti di qualsiasi servizio digitale, non soltanto della posta elettronica, si dotino sempre di un’alternativa. Chi usa Libero o Virgilio continui pure a usarli ma non escluda a priori di creare un altro account email presso un altro gestore, potrà sempre tornare utile.

Le reazioni

Per Simona Loizzo, deputato della Lega e componente della Commissione cultura della Camera, è necessario proporre una class action. "Trattandosi di account storici - riferisce l'esponente del Carroccio all'Ansa - moltissimi sono gli utenti, anche con profili professionali. Tutte persone che hanno ricevuto un danno notevole alle loro attività. Per questo mi auguro che venga proposta una class action a tutela dei danni ricevuti e che sì agisca tempestivamente.

Invito anche Agcom ad aprire un fascicolo per poter capire le reali responsabilità".

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