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«Entro un anno lo Stato sociale collasserà»

nostro inviato a Berlino

Per giorni non ha risposto alle e mail, né al telefono. Poi, improvvisamente il professore Michael Eilfort, membro del Consiglio direttivo della Fondazione per l’economia di mercato, è ricomparso. «Mi scuso - ci dice ricevendoci nel suo ufficio sulla Charlottenstrasse - sono stato impegnato a redigere un progetto per tagliare le tasse e almeno una parte delle 90mila norme che paralizzano il sistema fiscale tedesca». Si tratta di un piano, preparato in collaborazione con i principali partiti tedeschi di destra e di sinistra, che verrà presentato domani a Berlino. E siccome si va verso un governo di compromesso, Eilfort ritiene probabile che venga adottato dal prossimo esecutivo.
Dunque quali imposte bisogna tagliare?
«Innanzitutto le tasse sulle società, mentre è abbastanza inutile in questa fase ridurre quelle sul reddito individuale».
Perché?
«La Germania è prigioniera di una spirale psicologica negativa. Se ora tagliassimo le imposte sulle persone fisiche, l’impatto sulla crescita sarebbe nullo, perché i tedeschi quando sono preoccupati per l’avvenire economico, come adesso, tendono a risparmiare; dunque i soldi in più a disposizione resterebbero in banca anziché alimentare i consumi».
E allora come rilanciare l’economia?
«La diminuzione delle tasse sulle società renderebbe le aziende più competitive e più floride. E un’azienda in salute tende ad assumere o perlomeno a interrompere i licenziamenti; questo può contribuire a rassicurare i tedeschi, dunque a rilanciare le spese».
Ma la Germania deve fare i conti con un deficit pubblico enorme. Secondo alcuni economisti il sistema può reggere 5 al massimo 10 anni, è d’accordo?
«Temo che la crisi esploderà molto prima. Già in ottobre emergerà un nuovo buco nei conti dello Stato pari a trenta miliardi di euro. E siccome le spese assistenziali, soprattutto quelle per le pensioni, sono in continua crescita, fra sei o al massimo dodici mesi la Germania incontrerà importanti difficoltà finanziarie e si renderà conto di non potersi più permettere uno Stato sociale così oneroso».
Un risveglio traumatico…
«Ma necessario: nonostante la disoccupazione record e gli altri dati negativi l’opinione pubblica pensa che la “Germania Spa” sia in grado di produrre abbastanza ricchezza per andare avanti come prima. Purtroppo non è più così: lo Stato spende più di quanto si possa permettere e i tedeschi vivono nell’illusione della prosperità».
Dunque lei è pessimista sull’economia tedesca…
«Non del tutto, finché la situazione resta quella attuale sì; ma è chiaro che le difficoltà costringeranno i tedeschi ad adottare quelle riforme drastiche che oggi la gente tende a schivare. E siccome il tessuto economico e industriale resta sano, cambiando le regole la Germania può ripartire».
Ma una “Grosse Koalition” tra Spd e Cdu può imprimere la svolta?
«No, farà il minimo indispensabile puntando allo status quo e infatti prevedo nuove elezioni entro uno o due anni. Di certo un governo di compromesso non durerà per tutta la legislatura».
E poi che accadrà?
«I tedeschi si renderanno conto dell’occasione persa nelle elezioni di domenica e si esprimeranno chiaramente per le riforme.

La strada è quella».\

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