Roma - L’associazione segreta, che è costata nei giorni scorsi il carcere a Flavio Carboni, Pasquale Lombardi ed Arcangelo Martino, avrebbe potuto contare sul contributo del sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, del capo degli ispettori di via Arenula, Arcibaldo Miller, e dell’avvocato generale della Cassazione, Antonio Martone, già presidente della commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche. È quanto si legge in un’informativa dei carabinieri del 18 giugno 2010 contenuta negli atti che la procura ha depositato in vista dell’udienza di domani davanti al tribunale del riesame.
L'informativa dei carabinieri "Il sodalizio - è scritto nel documento - si giova dell’appoggio di due referenti politici, i parlamentari Dell’Utri Marcello e Verdini Denis e si avvale, per quanto concerne le attività di infiltrazione negli apparati pubblici operanti in Sardegna, di tre collaboratori del Carboni, Farris Ignazio, Cossu Pinello e Garau Marcello. Altri personaggi vicini al gruppo, che prendono parte alle riunioni nel corso delle quali vengono impostate le principali operazioni o che paiono fornire il proprio contributo alle attività d’interferenza, sono individuabili nei giudici Miller Arcibaldo, Martone Antonio e nel sottosegretario alla giustizia Caliendo Giacomo". La posizione di questi tre (che pubblicamente in questi giorni hanno escluso di aver compiuto atti illeciti per conto del sodalizio criminoso guidato da Carboni) è al vaglio della procura di Roma.
L'intercettazione di Martino "Quattro accattoni, un gruppo di deliquenti". Non usa mezzi termini nei confronti di alcuni dirigenti del Pdl, Arcangelo Martino, l’imprenditore napoletano arrestato nell’ambito dell’inchiesta sull’eolico e su una presunta associazione segreta, nel corso di una telefonata intercettata il 22 gennaio scorso. Martino parla con l’ex assessore della Campania, Ernesto Sica. Il verbale di quella chiaccherata è stato depositato al riesame. Martino quel giorno contattò Sica per comunicargli che il centrodestra aveva scelto come candidato alla presidenza della regione Campania, Stefano Caldoro.
Tirato in ballo Formigoni Nell'informativa si sostiene anche che Su mandato del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, l’associazione che faceva riferimento a Flavio Carboni chiese esplicitamente al presidente della corte di appello di Milano Alfonso Marra di "porre in essere un intervento nell’ambito della nota vicenda dell’esclusione della lista riconducibile al governatore dalle elezioni regionali 2010".
"Notizie false e infondate" E' "completamente falso e infondato" quanto riportato dalle agenzie di stampa in merito ad un possibile coinvolgimento del presidente della Lombardia, Roberto Formigoni nell’inchiesta sul gruppo occulto. Secondo le notizie trapelate oggi, il gruppo avrebbe agito su mandato di Formigoni per intervenire in Corte d’Appello sul ricorso elettorale presentato contro l’esclusione della lista del presidente dalle elezioni regionali lombarde. Il portavoce del governatore fa sapere che quanto emerso è "completamente falso e infondato".
Spunta anche "Cesare" "Cesare è lo pseudonimo utilizzato dai soggetti per riferirsi al presidente del Consiglio". E' quanto scrivono i carabinieri in una nota dell'informativa. I militari dell'Arma si riferiscono in particolare ad un'intercettazione telefonica del 2 ottobre del 2009 tra l'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino e il giudice tributario Pasquale Lombardi a proposito del Lodo Alfano. Nell'intercettazione Cosentino dice a Lombardi che "Cesare è rimasto contento per quello che gli stiamo facendo per il 6", ovvero il giorno dell'udienza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano.
Ghedini: "Ridicolo..." "L'interpretazione data negli atti di indagine che 'Cesare' sarebbe riferibile alla persona del presidente Berlusconi oltre che inveritiera è ridicola", commenta seccamente Niccolò Ghedini, avvocato di Silvio Berlusconi. "Come risulta proprio dagli stessi atti, mai per queste vicende nessun contatto, diretto o indiretto, vi è stato fra il presidente Berlusconi e i soggetti indicati".
Caliendo: "Mai saputo di operazioni segrete" All’associazione Centro studi giuridici per l’integrazione europea Diritti e Liberta "ho sempre dato solo un contributo culturale. Di tutte le altre operazioni del gruppo o dell’attività extra di Lombardi non ne so nulla, non ho mai avuto rapporti con Flavio Carboni e non ho mai avuto la sensazione che Lombardi frequentasse certe persone". Il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo - interpellato dall’ANSA - nega che l’associazione segreta denominata P3 possa essersi avvalsa del suo contributo, come invece riportato da un’informativa dei carabinieri. Caliendo sostiene di "aver appreso dell’ attività extra di Lombardi solo dall’ordinanza" di custodia cautelare che ha portato in carcere l’ex giudice tributario, il faccendiere Carboni e l’ex assessore al Comune di Napoli Arcangelo Martino. Dall’ordinanza - prosegue il sottosegretario alla Giustizia - "mi sono reso conto che Lombardi millantava. Ha millantato anche con i miei amici: Vincenzo Carbone (ex presidente della Cassazione, ndr) lo conosco da quarant’anni perchè sono stato suo uditore. Poteva essere Lombardi intermediario tra me e lui?". Amareggiato, Caliendo dice di rimproverasi solo una cosa: "Forse ho sbagliato a rispondere al telefono, ma Lombardi era incensurato e lo conosco da 30 anni. Al telefono parlava molto di cazzate che io non no mai preso in considerazione. E anzi gli dicevo, e forse risulterà anche dalle intercettazioni, 'ma a te cosa interessa?'. Non conosco gli interessi privati di Lombardi e non ho mai avuto la sensazione che possa aver usato questo Centro per interessi privati".
Riunioni Le uniche riunioni cui Caliendo sostiene di aver partecipato hanno riguardato i temi di alcuni convegni organizzati dal Centro studi giuridici ai quali il sottosegretario (che per due anni ha presieduto questa associazione culturale prima di dimettersi da qualsiasi incarico quando è stato candidato per un seggio al Senato) ha partecipato come relatore. "Non ho mai fatto una raccomandazione in vita mia. E quando da giudice ero al tribunale civile di Milano pretesi che nelle motivazioni della decisione fosse scritto che uno dei componenti del collegio aveva ricevuto pressioni". Caliendo fa notare di "non aver condiviso" nè mai aver dato seguito alle sollecitazioni di Lombardi per un’ispezione a Milano dopo l’esclusione della lista Formigoni, per un possibile intervento sui giudici della Corte Costituzionale chiamati a decidere sulla legittimità del Lodo Alfano, per una proroga dell’incarico di Carbone in Cassazione attraverso l’innalzamento dell’età pensionabile. Quando Lombardi lo invitò a pranzo a casa di Doris Verdini assieme al capo degli ispettori del ministero Arcibaldo Miller all’avvocato generale in Cassazione Antonio Martone, Caliendo non sapeva che avrebbe trovato lì Flavio Carboni. "Sono rimasto pochissimo perché poi mi sono dovuto allontanare per andare in commissione Giustizia. Finanto che ero lì non si parlò di Lodo Alfano, tant’è che fu Lombardi a informarmi successivamente per telefono della possibilità di attivarsi sui giudici della Corte Costituzionale". Sollecitazione, questa, che il sottosegretario non avrebbe preso in considerazione sia perché "essendo amico personale di alcuni giudici della Corte non avrei avuto certo bisogno dell’ intermediazione di Lombardi", sia perché - aggiunge - "so che le pressioni sono controproducenti".
"Forse - conclude Caliendo - l’unico sbaglio è stato quello di entusiasmarmi per il successo del convegno sul federalismo organizzato in Sardegna, al quale si voleva dar seguito tenendone un altro a Milano. Era questo il motivo per cui andai a pranzo a casa di Verdini".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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