Politica

Equilibrismi e tante chiacchiere

La noia regna sovrana, sempre che non emergano di soppiatto colpi di scena dell'ultimo momento. Si sa comunque che dalla Finanziaria non può uscire nulla di buono. Il solito lenzuolo rattoppato anche se proclamato «leggero»: l'annunzio - solo annunzi! - di qualche taglio al personale statale, di qualche riduzione degli amministratori degli enti locali, di qualche tentativo di tagliare i costi per i telefoni pubblici (figuriamoci!), conditi da molte chiacchiere sui diritti sociali, la solidarietà e la famiglia per dare altri contentini a Bertinotti, Diliberto e Pecoraro Scanio.
Ancora una volta è il non-governo trionfante sulla testa degli italiani che, disgustati, si rifugiano nell'invettiva che diviene giustificata anche se travalica i confini della volgarità. Così l'antipolitica seguita a dominare anche su giornali e tivù, facendo ascolti e fabbricando quei capri espiatori che permettono ai governanti di auto-assolversi (illusi!) dalle responsabilità del declino economico e sociale.
Ascoltate gli eloquenti giochi di equilibrio dei grandi quotidiani nazionali che tifarono per Prodi. Il direttore Ezio Mauro con Antipolitica: per chi suona la campana, lancia da La Repubblica un avvertimento al governo perché «alla cattiva politica si risponde cancellando la politica e abrogando i partiti». Il principe degli anti-Casta, Gian Antonio Stella, cita sul Corriere della Sera il grande Luigi Einaudi per rinfocolare la sua fortunata polemica: «A Roma spadroneggia un piccolo gruppo di padreterni, i quali si sono persuasi, insieme con qualche ministro, di avere la sapienza infusa nel vasto cervello».
Quel che, però, più impressiona dello sfacelo della maggioranza e del governo è «l'Appello all'Unione», lanciato ieri in prima pagina da L'Unità. Consapevoli ormai di dibattersi nella palude dell'inconcludenza restando aggrappati al solo potere senza base, i post-diessini levano un patetico grido di allarme «affinché nei partiti dell'Unione cessino le divisioni e i litigi... si deve dire basta a un modo di agire con il quale l'Unione fa solo male a se stessa» (e soprattutto al Paese). Ma il miracolo dell'unità anti-berlusconiana ormai non sta più in piedi. Il Re a sinistra è nudo. Lo spettacolo di una Finanziaria («leggera», si fa per dire) che non risponde ad alcuna necessità degli italiani - né di quelli che producono ricchezza, né di quelli che sono alla base della piramide della povertà - ma conforta solo le beghe dei partiti della maggioranza, è ormai arrivato agli sgoccioli. Risparmiateci la decomposizione finale.
Massimo Teodori
m.

teodori@mclink.it

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