Gli equilibrismi etici di Veltroni, Bindi e Letta

da Milano

Il Pd si scopre «eticamente instabile». Su questioni caldissime come coppie di fatto, aborto, fecondazione assistita ed eutanasia, complice forse la corsa alla leadership, i candidati alla guida del nuovo soggetto politico si sono mossi con grande scaltrezza, senza mai pestarsi i piedi a vicenda e senza irritare le altrui sensibilità. A discapito degli elettori, che non ci hanno capito nulla.
Aborto e natalità. «Sono favorevole a una revisione della legge 194 per rafforzare la prevenzione». Chissà se Walter Veltroni (queste sono parole sue, pronunciate davanti a Eugenio Scalfari nel 1995), oggi ha cambiato idea. Il suo silenzio rispetto alla richiesta di «tagliando» della legge, avanzata nei giorni scorsi dal Vaticano, ha fatto irritare un pezzo di Quercia. Per la «cattolica adulta» Rosy Bindi la partita è già chiusa: «Se nella ci sono delle norme non applicate vanno applicate, ma non credo che si possa riaprire». Criptico Enrico Letta: «Il problema non è il volere, ma il potere fare figli. Come Pd lavoreremo perché una ragazza non sia messa mai più nella condizione di dover scegliere tra lavoro o fare un figlio».
Rapporto con la Chiesa. Il nervo è scopertissimo. Le parole di Veltroni sul «riconoscimento del ruolo importante della religione in questo periodo di spaesamento culturale ed etico» hanno fatto esultare solo il vicepresidente della Camera, Pierluigi Castagnetti, che ha parlato di «superamento degli schematismi ideologici». La Bindi ha riscoperto la sua giovanile passione per i bizantinismi dc: «Ai cattolici dico di non sentirsi perseguitati, ai laici di non fare una crociata all’incontrario». Le polemiche sui privilegi della Chiesa non hanno entusiasmato Letta, rimasto sempre in disparte. D’altronde, il segnale al Vaticano l’aveva già dato, accompagnando Romano Prodi alla visita ufficiale.
Fecondazione assistita. Nel 2005 Letta disertò le urne («il referendum non è uno strumento giusto»), anche perché quella legge in Parlamento l’aveva votata («Con grande fatica, molte scelte non mi sembravano giuste»). La Bindi ha alzato bandiera bianca sin dalla sua nomina a ministro: «Il governo se ne starà fuori». Veltroni invece si era battuto per l’abolizione della legge, con tanto di intervista al Corriere della Sera. La clamorosa sconfitta di allora, evidentemente, lo ha indotto a più miti consigli.
Eutanasia. L’argomento è tabù per tutti i big impegnati nella corsa. Se in Parlamento il testamento biologico resta lettera morta, la questione eutanasia è rimasta sepolta. L’invito del Pontefice a «non staccare la spina ai malati terminali» non è servito. Secondo la Bindi, «in Parlamento ci sono otto proposte e su quelle ci si deve confrontare». A svelare il bluff dalle parti di Veltroni e co. è stato il blogger Mario Adinolfi, outsider delle primarie: «Sulla eutanasia io la penso come Ratzinger e dico che il mio Pd non approverebbe una legge sull’eutanasia attiva, il Pd che sarà di Veltroni non può rifugiarsi nel non detto.

Il sindaco di Roma ha come sostenitori sia Paola Binetti che Paola Concia. Hanno in comune il nome, ma la pensano in maniera diametralmente opposta su bioetica e diritti. Lui, con quale Paola sta?». Fino al 14 ottobre c’è tempo per deciderlo...
felice.manti@ilgiornale.it

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