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Erba contro i turisti dell’orrore

La cascina della strage presa d’assalto da una folla di curiosi. Momenti di tensione con gli inquilini. Azouz ritratta la vendetta, ma sfida i killer: "Volevano uccidere me? Per loro fortuna non c’ero"

Erba contro i turisti dell’orrore

Erba - È la sindrome dell’«io c’ero». Il poter avere qualcosa da raccontare oggi al lavoro, la curiosità di vedere la casa degli assassini da vicino e non solo in tv. Alla domanda della domenica pomeriggio: «E oggi cosa facciamo?», centinaia di persone si sono risposte allo stesso modo: «Andiamo a vedere la casa della strage». Come a Cogne, più di Cogne. È da quando c’è stata la strage che nella palazzina di via Diaz si vede gente che arriva da fuori. Giretto per giretto, saldi per saldi, a Erba almeno c’è anche una pagina di cronaca. È tutta racchiusa in un cortile dietro a due porte chiuse con i sigilli dei carabinieri. Quella della palazzina dove sono stati ammazzati Raffaella Castagna, il figlio di 2 anni, la nonna e la vicina di casa Valeria Cherubini. E quella dalla quale si affacciava Rosa Bazzi per parlare con i giornalisti. Non c’è più neanche il camper posteggiato fuori dal garage lavanderia. E neppure la Seat Arosa dove è stata trovata la goccia di sangue di Frigerio che ha inchiodato il netturbino Olindo Romano e la moglie Rosa Bazzi.
Eppure ogni centimetro di quel cortile, anche il terrazzino dove giocava Youssef facendo impazzire la donna con la mania delle pulizie e l’ossessione per la sua mamma, fa venire i brividi a chi lo guarda. Il cancellone che prima era sempre piantonato dai carabinieri ora si apre ed entrano tutti come se fosse casa loro, prima di andare per negozi a fare impennare le vendite dei commercianti con la merce in saldo. A furia di vederla in televisione, i curiosi si sentono autorizzati a entrare. Ma gli inquilini di via Diaz, che già non ne potevano più dei giornalisti, sono stanchi di avere ospiti indesiderati. E una di loro perde la pazienza. «Andate via. Questo non è uno zoo. Vergognatevi». «Si vergogni lei - le urla la folla -, vergognatevi tutti in questa casa dove avete lasciato uccidere degli innocenti senza fare nulla».
Non è la prima che perde la calma e non è la prima volta che la folla risponde pensando di essere dalla parte del giusto. Era sbottata anche Margherita Renata Alessio, la vicina di Rosa che le ha riempito le valigie con la biancheria per il carcere: «Basta adesso anche i bambini. È una vergogna».
La gente non ci fa caso. Anche perché, come tutti gli ospiti, non arriva a mani vuote ma con fiori, lettere, messaggi, peluche. È come se ognuno volesse dire la sua su quello che è successo. Mandare un messaggio a Youssef, le condoglianze a suo papà, l’odio e il rancore agli assassini. C’è la fila per entrare nella corte e le ragazzine puntano i telefonini per scattare la foto ricordo. Indicano le finestre e le porte come si fa con i quadri al museo: «Hai visto, lì è dove andavano i Ris a cercare le tracce e lì è dove si è vista lei, la Rosa, che parlava con i giornalisti».
Azouz Marzouk che rischiava di passare per l’assassino di sua moglie e suo figlio ora sta scrivendo una lettera proprio a loro. E oggi lo appenderà sulla casa dove ha abitato, ha litigato, ha amato e infine ha scoperto che i vicini di casa avevano sterminato la sua famiglia. Parole d’amore, ma anche minacce a Rosa e Olindo, le due persone che gli hanno rovinato la vita.
E meno male che li hanno presi perché quei due, secondo i pm, non solo avevano premeditato tutto ma forse erano pronti ad agire ancora. Per dar la colpa ad altri vicini, che Rosa tirava in ballo ogni volta come per spostare l’attenzione e forse per finire il supertestimone Mario Frigerio. «Poverino, voglio andarlo a trovare in ospedale», aveva detto Olindo. E chissà che passava nella sua testa in quel momento.
Rosa e Olindo odiavano anche lui, ma temevano che fosse pericoloso per questo hanno aspettato che non ci fosse.
«E per loro fortuna io non c’ero, per loro fortuna - ha ripetuto lui -. Dovevano solo provarci con me, se io fossi stato a casa tutto ciò non sarebbe mai accaduto». Arrivano anche i suoi concittadini tunisini nella corte degli orrori. E qualcuno gli chiede di vendicare la sua famiglia. Lui, che aveva detto di essere pronto a farsi arrestare pur di andare in carcere ad ammazzare gli assassini, ora frena: «Sono state fraintese delle mie frasi. I giornalisti mi chiedevano cosa avrei fatto se avessi avuto tra le mani chi mi ha ucciso la moglie e il figlio e io ho risposto come credo avrebbe fatto il 99 per cento degli italiani».

E infatti la signora Antonella, italianissima, la pensa come lui: «Per questa gente ci vuole la pena di morte».

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