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Erba, i Romano confessano la strage Azouz: "Li ammazzo con le mie mani"

A mezzanotte il colpo di scena, crolla la difesa dei vicini basata sullo scontrino. Dopo 9 ore d’interrogatorio l’avvocato parla di "parziali ammissioni". La rabbia di Marzouk, marito di Raffaella Castagna: "Vorrei ucciderli"

Erba, i Romano confessano la strage 
Azouz: "Li ammazzo con le mie mani"

Erba - Ecco la svolta nell’inchiesta sulla strage di Erba. Una «sostanziale confessione» da parte di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i due fermati per il massacro che ha avuto come vittime tre donne e un bambino di due anni. Poco prima di mezzanotte, dopo quasi nove ore di interrogatorio, l’avvocato dei due coniugi, Pietro Troiano, ha riassunto l’accaduto: «Non hanno confermato la stessa versione dell'altro giorno, ci sono state parziali ammissioni. Non posso dire altro, basta, grazie». «Siamo stravolti» ha poi detto il legale.
È stato un lungo interrogatorio a sorpresa. Le ore in certi momenti non passano mai. Olindo e Rosa hanno guardato in faccia i pm quando a Erba c’era ancora il sole. Domande su domande. E loro lì, a rispondere, per nove ore consecutive, con calma, a volte, con furore, altre. Gli inquirenti sono convinti di avere davanti i colpevoli. Sperano nel crollo, nella prova regina, quella che strappa via tutte le domande e tutti i dubbi: la confessione. E il crollo alla fine arriva. Olindo Romano e Rosa Bazzi sono accusati di aver ucciso quattro persone. «Hanno confessato» sussurrano le prime voci. «Non hanno confermato la stessa versione, ci sono state parziali ammissioni» è costretto a dire anche il loro avvocato, Pietro Troiano. Sono morti Raffaella Castagna, suo figlio, sua madre e una vicina di casa, testimone scomodo. Il marito di questa signora è l’unico sopravvissuto alla strage. È lui il testimone chiave, quello che dopo giorni di incoscienza in ospedale, ha detto: «L’uomo, l’assassino, assomigliava al mio vicino di casa».
L'udienza di convalida del fermo dovrebbe tenersi venerdì. Ma intanto in carcere, nel pomeriggio, a sorpresa, i pm incaricati dell'inchiesta sono andati per interrogare i fermati. Mossa imprevista, dettata dalla necessità di chiarire alcune circostanze emerse dagli ultimi accertamenti del Ris dei carabinieri che, negli ultimi due giorni, hanno passato al setaccio l'abitazione dei coniugi e la loro auto, sulla quale era stata trovata una macchia, probabilmente di sangue. Forse nella speranza che le contestazioni potessero far vacillare la linea difensiva. Come pare sia poi avvenuto.
La convinzione di inquirenti e investigatori è che l'alibi da loro fornito non reggesse. E questo al di là dello scontrino del McDonald's sul lungolago di Como in cui i due hanno sostenuto di essere andati la sera dell'11 dicembre, quando è avvenuto il massacro. C'era qualcosa di più da contestare. Non è escluso che scaturisse dall'analisi del tracciato del telefono cellulare dei coniugi Romano e dalle celle agganciate durante il tragitto, oltre che dall'analisi dei reperti nella loro abitazione, messa sotto sequestro dopo il fermo.
Ai coniugi, secondo l'avvocato Troiano, erano stati contestati, di fatto, tre elementi: il racconto del sopravvissuto Frigerio (sulla cui attendibilità, dopo quel che ha passato, proprio oggi è stata depositata una consulenza di uno psichiatra nominato dalla Procura), la macchia, apparentemente di sangue, su un sedile dell’auto e un paio di pantaloni macchiati prelevati in casa.
Prima di essere chiamato davanti ai pm, Olindo Romano, nella sua cella in infermeria, è stato a lungo disteso sul letto. Unica compagnia una tv che non ha mai acceso.Fumava accanitamente, una sigaretta dietro l'altra. Rosa Bazzi, nel reparto femminile, aveva un atteggiamento composto nella sua cella con la stessa dotazione del marito: una tv, uno sgabello e una branda.


Intanto per le famiglie delle vittime è pronto il nulla osta per i funerali.

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