Eroi negativi

Roma«Il Freddo» era il loro capo indiscusso. La sua foto veniva usata come salvaschermo sul display dei telefonini del gruppo. Solo che, questa volta, non si trattava di una fiction televisiva. Da Primavalle ai quartieri romani degradati Boccea, Monte Spaccato, Casalotti, spadroneggiavano sugli altri ragazzi atteggiandosi a spietati criminali. Come il loro mito agli esordi della «carriera», la banda della Magliana, una feroce associazione a delinquere che per oltre un ventennio ha insanguinato le strade della capitale gestendo il traffico di droga, l’usura, il gioco d’azzardo. E non solo.
Arrestati a Roma sei bulli di periferia tra i 18 e i 21 anni per estorsione, sequestro di persona, rapina, porto abusivo di armi, lesioni aggravate. Fra loro c’erano pure «er Palletta», un tipo grassottello come il boss della gang di Abbatino e compagni Raffaele Pernasetti; «er Negro», ovvero Franco Giuseppucci ribattezzato «Libano» e «Scrocchiazeppi», conosciuto nel film «Romanzo Criminale», che racconta in parte la storia del gruppo di fuoco che ha messo sotto scacco Roma dal sequestro del duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere nel lontano 1978.
Ci sono voluti mesi di indagini dei carabinieri per scovarli e arrestarli. In casa gli inquirenti hanno trovato giubbini di pelle sottratti ai compagni di scuola, cellulari, denaro, coltelli a serramanico, dvd con tutta la serie tivù ispirata al libro di De Cataldo. «L’operazione nasce dalla denuncia di un minorenne disperato - raccontano i carabinieri del nucleo operativo di Trastevere -. Erano mesi che il ragazzino subiva le angherie della banda. Lo aspettavano all’uscita di scuola per maltrattarlo, picchiarlo a sangue e chiedergli soldi. In pegno sequestravano oggetti della vittima. In alcuni casi sono arrivati a spegnergli sigarette accese sul dorso della mano e sequestrarlo per qualche ora». A dir poco terrorizzato, il sedicenne si presenta in caserma e racconta tutto. Ci vogliono settimane di appostamenti e pedinamenti mirati per trovare le prove necessarie al magistrato per spiccare gli ordini di cattura. Uno di loro, per emulare i banditi visti al cinema, indossava solo abiti firmati e si faceva chiamare da tutti il «Dandy», una caricatura del personaggio più pericoloso della banda vera, Enrico de’ Pedis, detto «Renatino», sepolto fra papi e cardinali a Sant’Apollinare, a due passi da piazza Navona.
Immediate le reazioni, a cominciare dal sindaco di Roma Gianni Alemanno: «Lo avevo detto e con molta chiarezza - spiega -: non tanto il film quanto il serial sulla Banda della Magliana rischiava di creare dei miti perché dipingeva troppo simpatici e accattivanti personaggi che invece sono stati criminali puri che hanno rappresentato per Roma un problema analogo a quello della mafia a Palermo». «Avevo denunciato questo rischio culturale - conclude Alemanno -. Queste vicende dimostrano che quando si creano miti negativi c’è qualcuno che li raccoglie e li reinterpreta.

Non voglio criminalizzare nessuno ma serve una maggiore attenzione dal punto di vista culturale». «Basta con gli eroi negativi e i falsi miti - aggiunge Fabrizio Santori, presidente della Commissione Sicurezza del Campidoglio - che inneggiano alla violenza».
yuri9206@libero.it

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