Politica

Gli eroi a quattro zampe ora hanno una festa tutta loro

Non hanno chiesto di morire. Col loro infallibile tartufo volevano solo «scovare» delle persone in difficoltà tra le macerie. E salvarle. Ma stavolta non è stato possibile. Oggi gli eroi a quattro zampe dell’11 settembre non ci sono quasi più. Scomparsi un po' per l’età, un po' perché ammalati per aver respirato fumi tossici. In cerca della vita hanno trovato la morte. A nove anni dall’attentato terroristico più efferato del mondo, avvenuto a New York City, non si può non ricordarli. Eppure qualcuno ancora vivo c’è. Si chiama Red, è una dolcissima femmina di Labrador nero di quasi dieci anni. È una veterana nel suo campo ed è ancora operativa. Praticamente un fenomeno. La sua storia è raccontata sul mensile Quattro Zampe (www.qzlife.it) che dedica un ampio reportage sull’attentato perpetrato dai terroristi di Al Qaida, nonché sulle imprese dei cani-eroi e non solo. Quel terribile giorno morirono circa 3.000 persone, tra cui 343 valorosi vigili del fuoco, che si sacrificarono per salvare vite umane.
Come quelli della famosa Ten House (www.fdnytenhouse.com), la caserma che da almeno trent’anni si affaccia proprio sul World Trade Center di New York City. Sono stati i primi a intervenire.
Uomini spesso affiancati da quattro zampe certificati, che in questo caso, però, non sono riusciti a «fiutare» superstiti. Ma, come afferma Nona Kilgore Bauer, autrice di «Dogs Heroes of september 11th» del Kennel Club Books, «senza di loro centinaia di famiglie non avrebbero potuto seppellire i propri cari e non avrebbero avuto pace». E la nostra Red, che all'epoca non aveva neanche un anno, oggi «l’ultima dei mohicani», è proprio addestrata nella ricerca di resti di persone. Intervenne al Pentagono, dove si schiantò il terzo dei quattro aerei suicidi dell'11 settembre. «Non dimostra affatto la sua età», assicura la sua orgogliosa mamma adottiva Heather Roche, responsabile di «Bay Area Recovery Canines» (www.bayarearecoverycanines.com), un'organizzazione di volontariato che mette a disposizione della collettività cani certificati al salvataggio e alla ricerca di resti di persone. «Sanno fiutare solo l'odore dei resti umani», spiega ancora Heather Roche, «e ignorare tutte le altre distrazioni, quali cibo, animali vivi o morti, rumori e altri cani al lavoro. Intervengono in scenari complessi in tutti gli Stati Uniti». Sono cani pronti a tutto. Votati alla ricerca delle persone, spesso fungono anche da terapeuti, pronti a coccolare e a distrarre chi è affranto dalla scomparsa del proprio caro, o chi è impegnato nei lavori di recupero. Per loro è un gioco. E sono tante le realtà, tra associazioni e fondazioni, che si occupano di preparare con metodi questi «pompieri che scodinzolano».
Parte del ricavato del fortunato libro «Dogs Heroes of september 11th» della scrittrice Nona Kilgore Bauer, ad esempio, prossimo ad uscire in seconda edizione, andrà alla «National Search Dog Foundation», specializzata a formare nuovi cani da ricerca e soccorso.
Domani, a New York City, partiranno le celebrazioni del decennio dell'11 settembre, che dureranno un anno intero. La fondazione no-profit «Tails of hope», ad esempio, organizzerà un mega-tributo. Sarà presentato già quest'anno e prevederà una full-immersion di eventi (tutti i dettagli su www.tailsofhopefoundation.org). Basti ricordare che oltre alle 300 unità cinofile americane certificate, intervenute sui luoghi del disastro, a Ground Zero e al Pentagono, altri 500 cani contribuirono come terapeuti.

Il cane è davvero il miglior amico dell’uomo.

Commenti