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Errori e misfatti I volti di una giustizia che rovina la gente

Una giustizia lenta, approssimativa, macchinosa. Un sistema che, come una piovra dai mille tentacoli, rischia di risucchiare il cittadino che vi si trova invischiato in una trappola tremenda, che non concede vie di scampo fino a quando, ma spesso, troppo spesso, è troppo tardi, un’anima pia che sia un avvocato zelante o un testimone sincero non arrivi a scagionare chi è stato erroneamente accusato e tormentato da una sequela di processi. Una giustizia dove il cittadino sa di giocare una partita persa in partenza perché ogni procedimento parte da una sperequazione assurda tra il pm, che riveste il ruolo di grande accusatore assoluto e l’avvocato della difesa che, prima di difendere il suo assistito, deve difendere se stesso e le proprie tesi da una perversa macchina di potere. Che, per ammissione del procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, non è nemmeno in grado di far fronte e di riparare ai propri errori. Se è vero come è vero, ha ricordato Vitaliano all’inaugurazione dell’anno giudiziario, «che la situazione quasi fallimentare della giustizia si traduce nel fatto che lo Stato preferisce pagare invece che risolvere la problematica dell’esorbitante durata dei processi, ma per di più, non è neppure in grado di adempiere a tali obblighi di pagamento». Che sia una giustizia da riformare e da riformare in fretta, per questi e per mille altri motivi, non lo dice solo il premier Berlusconi, lo dicono anche terribili misfatti giudiziari di ordinaria quotidianità e vicende surreali che hanno trascinato in un’aula di giustizia cittadini innocenti.

E proprio alcune di queste paradossali vicende sono state efficacemente riprese da Ilaria Cavo, popolare inviata di Matrix, nel suo «Il Cortocircuito - storie di ordinaria ingiustizia», edito da Mondadori, di cui vi forniamo alcuni stralci.

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