RomaÈ stata tutta una distorsione. Neanche: «Una bufala», tuona il capogruppo della Lega alla Camera Roberto Cota. Non è vero che il Carroccio vuole imporre lesame di dialetto per i professori. Come per la recente polemica sulla missione in Afghanistan, gli uomini di Bossi il giorno dopo il polverone politico chiariscono, e anzi in questo caso smentiscono: è «indispensabile» la «valorizzazione della cultura locale», questo è nel codice genetico del partito, ma «la notizia che la Lega avrebbe bloccato la proposta di legge chiedendo di far superare ai professori un test di dialetto è una colossale bufala», ha ripetuto per tutto il giorno Cota.
E allora si apre un giallo. Nell'emendamento presentato in commissione Cultura di Montecitorio, in effetti, non compare la parola «dialetto», nemmeno un concetto vicino che possa far sospettare lintenzione del Carroccio di sottoporre gli insegnanti a un test di lingua «regionale». Anche ieri è divampato il dibattito con critiche da nord a sud alle proposte leghiste, sono intervenuti anche poeti, associazioni di mamme, un Nobel come Dario Fo. Ma il testo depositato alla Camera dà ragione a Cota. Lemendamento chiede che il Comitato di valutazione regionale per gli insegnanti accerti «la conoscenza e la consapevolezza dei valori, degli scopi e degli obbiettivi generali dellinsegnamento». Un concetto assolutamente generale, che non entra nel dettaglio delle competenze «localistiche». Lunico passaggio della proposta presentata dal Carroccio in commissione Cultura che possa in qualche modo sottolineare le posizioni federaliste del partito di Bossi è questo: il comitato deve valutare nellinsegnante «la conoscenza di una vasta gamma di strategie per promuovere leducazione alla cittadinanza, alla legalità, alla salute e al rispetto delle proprie radici culturali». Radice culturale è quindi lunica espressione che potrebbe essere definita «leghista».
Questo il testo scritto. Ma anche per quanto riguarda le dichiarazioni in aula la Lega smentisce: «una cantonata», dichiara la capogruppo del Carroccio in commissione Cultura, Paola Goisis: «Persino i colleghi della sinistra hanno detto di non avermi mai sentito né pronunciare, né scrivere, nessuna richiesta di test sul dialetto per i professori». Risulta però una dichiarazione di martedì alle agenzie di stampa in cui, entrando nel dettaglio dellemendamento, lonorevole Goisis parlava dellopportunità che lesame regionale attestasse nei professori il «livello di conoscenza della storia, della cultura, delle tradizioni e della lingua della regione in cui vogliono andare ad insegnare». Ma lemendamento è generico, e dunque le proteste della Lega contro le bufale sono incontestabili. Il partito di via Bellerio chiede a questo punto di attenersi agli «atti parlamentari».
Il test regionale per gli insegnanti, chiarisce Cota, «dovrà riguardare uno spettro culturale ampio». Lo scopo della proposta «è quello di fare dei test preselettivi per consentire laccesso agli albi regionali degli insegnanti, previsti proprio dalla proposta di legge in discussione. Tali test sono visti come propedeutici rispetto al superamento dei concorsi pubblici».
Rimane uno screzio interno alla commissione, con Cota che ritiene che i disegni «di riforma della scuola» non debbano essere affidati a «estemporanee proposte, anche se provenienti da presidenti di commissione», e la presidente della commissione Cultura Valentina Aprea che gli risponde: «Provo stupore e amarezza per il fatto che un capogruppo di maggioranza della Camera esprima una così grande sfiducia nei confronti delle funzioni del Parlamento». Aprea ribadisce anche di aver sconvocato il comitato ristretto della commissione cultura due giorni fa per il fatto che non si era trovato «un accordo nella maggioranza sul test che la Lega voleva introdurre per gli insegnanti».
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