«Espianti» di Giuseppe Catozzella Un thriller tra Milano e l’India

Sono stanchi, annoiati. Per riprendersi in mano la propria vita pensano che la cosa migliore sia progettare la propria morte: parte, così, come un racconto dal sapore neodecadente la vicenda al centro di «Espianti» (Edizioni Transeuropa), la prima fatica letteraria di Giuseppe Catozzella, milanese, classe 1976 e stile narrativo asciutto, toccante. Mentre le Sfingi - questo il nome della setta che recluta su internet esponenti del moderno mal di vivere pronti a darsi la morte - scadenzano la loro ansia, pregustando il colpo di teatro con cui i compagni usciranno di scena da questa vita, il gioco si allarga e si apre ad un altro mondo, quello del traffico d'organi, che dall'India all'Italia non conosce sosta. La vicenda vorticosa e mozzafiato affonda le radici nella realtà della cronaca e in una serie di indagini non ancora concluse che coinvolgono alcune cliniche italiane ed indiane.

I fascicoli sono ancora top secret ma le loro scomode verità sono servite a Catozzella per congeniare un thriller molto ben articolato che si svolge fra Milano, Genova, Sydney e l'Indiana Allahabad: quattro città bagnate da acque e fiumi che non bastano a lavare vie le ansie del tortuoso viaggio di una coscienza che finisce alla deriva fra la potenza degli insegnamenti della filosofia di ieri e le moderne insidie di internet. È allora che il protagonista ingaggia una pericolosa danza fra morte e vita che la penna dell'autore tinteggia con ritmo e sintesi, inchiodando il lettore pagina dopo pagina, il fiato sospeso, il cuore in gola.

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