Esplode la Gomorra Pd Un siluro per Morando

IL QUADRO Il centrosinistra governa il territorio da molti anni. E i legami tra politica e criminalità sono radicati

RomaCastellammare di Stabia. Il killer camorrista con la tessera del Pd spara al consigliere comunale, del Pd pure lui, indagato tra l’altro per presunti illeciti nel business del ciclo dei rifiuti. L’eco di quel proiettile è dirompente. La prova conclamata dell’infiltrazione della criminalità organizzata tra i democratici fa trasalire Enrico Morando, commissario straordinario del Pd in Campania, che dalle pagine del Corriere della Sera ammette: sulla camorra non abbiamo fatto abbastanza. E non chiude la porta a iniziative drastiche, come la consegna degli elenchi degli iscritti in Procura e l’azzeramento del tesseramento nei comuni più a rischio. Un’ipotesi che pure il governatore Antonio Bassolino fa sua: «Se ci sono casi in cui bisogna azzerare, lo si deve fare. Senza guardare in faccia a nessuno». Difficile pensare a misure «morbide», d’altronde, visto che ci sono zone in cui gli iscritti al Partito democratico sono più degli elettori.
Ma se il commissario che lotta per «ripulire» il Pd campano cerca una ricetta e ammette l’affanno, la genesi della Gomorra rossa e i suoi confini forse non si limitano alla lettura che ne dà Morando, sostenendo che «la camorra considera il Pd il suo principale nemico e cerca di indebolirlo». E se è vero che il Pd «non è uno strumento in mano alla camorra», lo è altrettanto che in Campania il centrosinistra governa da anni, e sotto il marchio che ora è del Pd c’è un sistema di gestione del potere ben radicato, con tutte le clientele che sedici anni nelle stanze dei bottoni (per stare al capoluogo) comportano. A Napoli il sopravvalutato «Rinascimento partenopeo» varato da Bassolino, sindaco prima e governatore poi, ha fatto parlare di laboratorio politico, di nuovo corso, di modello amministrativo del centrosinistra, a onta dei detrattori che puntavano il dito contro un’operazione solo «di facciata». Quel modello politico a lungo difeso è estraneo alle magagne che oggi si trova ad affrontare Morando in Campania, con gli uomini dei clan che girano con la pistola in una tasca e la tessera del Pd nell’altra? Forse no, se persino un’icona della legalità (e della sinistra) come lo scrittore Roberto Saviano, pochi giorni fa, ha descritto la Napoli bassoliniana con parole non lusinghiere: «Sono sempre stato fiero di essere antipatico a quella Napoli che si nasconde dietro i musei, i quadri, la musica in piazza, per far precipitare il decantato rinascimento napoletano in un medioevo napoletano saturo di monnezza e in mano alle imprenditorie criminali più spietate». Una diagnosi impietosa, dura, eppure chiarissima e lucida, che concede solo il dubbio sul confine tra omissione e connivenza del potere.
Che alla criminalità organizzata fa gola. Gran parte dei Comuni sciolti per infiltrazioni negli ultimi anni, in Campania, erano amministrati dal centrosinistra. Questione di numeri. E per avere un’idea dell’appeal da parte dei clan per chi governa un territorio così strutturalmente infiltrato da un’organizzazione criminale basta scorrere le pagine dell’ultimo rapporto annuale della Direzione nazionale antimafia. Che, a proposito degli interessi nella politica della camorra, parla di «perdurante, significativo condizionamento mafioso, soprattutto nelle province di Napoli e di Caserta, delle funzioni amministrative locali», fenomeno che è «intimamente legato» alle infiltrazioni che la camorra ha nel «circuito delle imprese complessivamente ruotanti attorno alla gestione del sistema di assegnazione ed esecuzione di lavori e servizi pubblici e alla realizzazione di programmi speculativi rilevanti per l’assetto urbanistico del territorio». E per la Dna nemmeno commissariamento e scioglimento dei comuni possono sempre bastare, considerato che le amministrazioni locali sono «in sé largamente minate da diffusi fenomeni di corruzione ed inefficienza».


Se questo il quadro, è ovvio che per Bersani, Franceschini e Marino l’appuntamento delle primarie in Campania (dove domenica si va al voto) è un momento a dir poco delicato. Che potrebbe diventare imbarazzante se, come dice lo stesso Morando, non c’è certezza che non ci saranno brogli.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica