Esposito guardato a vista anche in ospedale

Giallo di Gradoli. Guardato a vista, Paolo Esposito, 40 anni, da un mese in sciopero della fame, è ricoverato al Belcolle di Viterbo. Vari problemi, tra cui una cardiopatia, l’hanno fatto trasferire dal carcere Mammagialla in ospedale. Esposito, arrestato il primo luglio con l’accusa di duplice omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere, avrebbe perso 16 chili. Motivo della protesta il divieto di incontrarsi con la figlia Erika, nata dall’unione con Tatiana Ceoban, 36 anni, scomparsa assieme alla primogenita Elena, 13 anni, in circostanze assai strane il 30 maggio. Una decisione che manda su tutte le furie i legali dell'imputato, fra cui l'avvocato Enrico Valentini.
«Prima si parlava di esigenze investigative - spiega Valentini -, per cui la bimba poteva essere influenzata da parole o comportamenti del padre. Dopo, a incidente probatorio effettuato, a indagini concluse, assistenti sociali e giudice per i minori hanno continuato a negare ogni incontro fra i due. Eppure Erika non è considerata nemmeno un teste attendibile. Allora perché tutto questo? Non si capisce a meno che non si debba pensare male. Ovvero che Erika sia stata usata come mezzo per far confessare il mio assistito. Adesso vogliono tenere il punto». Di fatto Esposito, assieme alla sua amante Ala Ceoban, 24 anni, allo stesso tempo sorella di Tania e zia della 13enne scomparsa con la madre, il 25 marzo è stato rinviato a giudizio. Per entrambi le accuse sono gravissime, nonostante i corpi delle poverette non siano stati mai trovati. L’elettricista, inoltre, nell’ambito dello stesso procedimento penale è accusato di detenzione di materiale pedopornografico. Su un pc sequestrato nell’ufficio di via Piave, in uso a Esposito ma non solo, gli inquirenti hanno recuperato (l’hard disk era stato cancellato) foto raccapriccianti ottenute chissà come. Il contenuto delle immagini? Rapporti sessuali di persone adulte con bambini di sei anni. Quanto basta a considerare Esposito pericoloso per la salute psicologica della figlia, dunque il niet su un eventuale visita della bimba al padre in carcere. Anche su questa circostanza Valentini ribatte. L’avvocato è un fiume in piena: «Quali prove - sostiene - ha la Procura di Viterbo per dimostrare che le foto erano del mio cliente? Il pc era usato da più persone all’interno del circolo di An di Gradoli. Lo stesso contratto con il gestore delle rete internet non è certo a nome di Esposito. Ma gli inquirenti non sono andati a fondo della circostanza e hanno accusato solo lui. A processo smonteremo questa accusa infamante e che determina anche la decisione di negargli la visita della figlia». Dopo l’incriminazione a Esposito viene sospesa la patria potestà. Poi la bimba viene trasferita dai nonni paterni in una casa-famiglia. Le ragioni sono comprensibili visto che padre e madre del 40enne, i nonni, sostengono la sua innocenza. E per farlo, a verbale, cadono più volte in contraddizione fornendo alibi che non reggono.

Viene nominato tutore di Erika il sindaco di Gradoli, Luigi Buzi che chiede, attraverso il legale della bimba, la costituzione come parte civile nel processo contro il padre. Un atto dovuto, che tiene conto del fatto che Esposito, raccontando menzogne, non avrebbe aiutato la stessa a conoscere la verità sulla sorte della madre e della sorella, come spiega il suo avvocato Claudia Polacchi.

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