Roma

Esposto sui pedoni romani: puniteli, sono indisciplinati

Jacopo Granzotto

Diffidare le autorità incaricate di prevenire e accertare le violazioni in materia di circolazione stradale, a «porre in essere la dovuta attività di controllo» e sanzionare, accanto a quelle dei conducenti dei veicoli, anche le «trasgressioni dei pedoni».
È la richiesta che l’avvocato Simone Pacifici ha fatto per iscritto al procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara. Con un esposto nel quale ha voluto sollevare un problema: «il comportamento in costante violazione dei dettami della normativa stradale - si legge - di quella cosiddetta categoria di utenti della strada denominata “pedoni agenti”».
Dunque, la battaglia contro l’anarchia automobilistica, insensibile a strisce, scivoli e semafori è temporaneamente cessata, troppe multe sono state pagate. Meglio occuparsi del pedone maleducato. L’avvocato, specialista in tematiche attinenti il codice della strada, ha voluto così indicare alcuni dei comportamenti che ritiene minino l’incolumità pubblica: «dai continui attraversamenti dei pedoni con la luce rossa ai semafori - si legge - a quelli al di fuori delle strisce pedonali». Episodi, questi, che, assieme ad altri «minano l’incolumità di quei conducenti di veicoli e motoveicoli che, trovandosi improvvisamente di fronte a un pedone, tentando di evitarne l’investimento, giungano anche a procurarsi lesioni personali e, nei casi più gravi, a perdere la propria e l’altrui vita». Sulla base di queste motivazioni, Pacifici ha chiesto al procuratore di Roma di diffidare le autorità competenti a controllare maggiormente e sanzionare anche i «pedoni trasgressori». Non solo. L’invito è anche quello di «verificare, disponendone l’acquisizione presso i competenti uffici, il numero di verbali di accertamento di violazione redatti nel 2004, nonché svolgere indagini per accertare le motivazioni alla base della prassi di mostrare ingiustificata tolleranza nei confronti di tali comportamenti».
Tutto bene, ma a questo punto sarebbe giusto augurarsi altre battaglie legali, meno fantasiose, meno eclatanti. Come ad esempio insegnare agli scooteristi romani a fermarsi.

Almeno sulle strisce.

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