Jacopo Granzotto
Diffidare le autorità incaricate di prevenire e accertare le violazioni in materia di circolazione stradale, a «porre in essere la dovuta attività di controllo» e sanzionare, accanto a quelle dei conducenti dei veicoli, anche le «trasgressioni dei pedoni».
È la richiesta che lavvocato Simone Pacifici ha fatto per iscritto al procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara. Con un esposto nel quale ha voluto sollevare un problema: «il comportamento in costante violazione dei dettami della normativa stradale - si legge - di quella cosiddetta categoria di utenti della strada denominata pedoni agenti».
Dunque, la battaglia contro lanarchia automobilistica, insensibile a strisce, scivoli e semafori è temporaneamente cessata, troppe multe sono state pagate. Meglio occuparsi del pedone maleducato. Lavvocato, specialista in tematiche attinenti il codice della strada, ha voluto così indicare alcuni dei comportamenti che ritiene minino lincolumità pubblica: «dai continui attraversamenti dei pedoni con la luce rossa ai semafori - si legge - a quelli al di fuori delle strisce pedonali». Episodi, questi, che, assieme ad altri «minano lincolumità di quei conducenti di veicoli e motoveicoli che, trovandosi improvvisamente di fronte a un pedone, tentando di evitarne linvestimento, giungano anche a procurarsi lesioni personali e, nei casi più gravi, a perdere la propria e laltrui vita». Sulla base di queste motivazioni, Pacifici ha chiesto al procuratore di Roma di diffidare le autorità competenti a controllare maggiormente e sanzionare anche i «pedoni trasgressori». Non solo.
Tutto bene, ma a questo punto sarebbe giusto augurarsi altre battaglie legali, meno fantasiose, meno eclatanti. Come ad esempio insegnare agli scooteristi romani a fermarsi. Almeno sulle strisce.
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