Essenziale e composto Questo abito è per tutte

Un evergreen indispensabile nell'armadio delle donne di qualunque taglia ed età

Valeria Braghieri

Il tubino, certezza delle insicure e conferma delle certe. Composto e perfetto, il «little black dress» creato da Robert Piguet per Edith Piaf e consegnato al mito dopo essere passato sotto le grinfie di Chanel, è candidato all'eternità. Perché «lo si può rinnovare, ma mai dismettere.

È semplice, disinvolto, raffinato» spiega Nicoletta Spagnoli (nella foto a destra), amministratore delegato di Luisa Spagnoli e pronipote della fondatrice. «Non esiste un abito così semplice e versatile, adatto ad ogni donna, di qualunque taglia ed età. Quale vestito può essere confezionato in una 40 e in una 50 (con le dovute accortezze...)?». E non solo. Aggiunge la Spagnoli: «Lo puoi indossare di giorno, con sotto un dolcevita e sdrammatizzato da un paio di stivali. E lo puoi trasformare per la sera, senza dolcevita, con un paio di décolleté con un bel tacco».

E gli accessori giusti, ovviamente, che «per una donna possono essere la salvezza di un'eleganza modesta, per un uomo la rovina di un'eleganza opulenta» secondo il Galateo di Irene Brin. Per questa stagione la maison lo ripropone in tweed, jersey, crepes di lana, maglia, maglia a coste, a punto stoffa... nell'intramontabile nero ma anche fucsia, giallo... perché un abito semplice ha bisogno di colore. Corto, longuette, con o senza cintura. «È donante perché, specie se in maglia, scolpisce le forme senza appesantirle» spiega Nicoletta Spagnoli che a questo materiale è molto affezionata: «Dopo la Seconda guerra mondiale, mio nonno Mario, iniziò a ricreare in maglia tutto ciò che l'haute couture faceva in tessuto». E per Nicoletta la storia della famiglia è fondamentale, lei che non è entrata in azienda se non dopo essersi messa alla prova «da sola», con una laurea in farmacia e un dottorato di ricerca in America. «Disegnare però è sempre stato naturale per me.

Anche adesso, mentre parlo, sto disegnando.

Ricordo ancora quando a 9 anni, usciti da scuola, ogni tanto ci lasciavano andare in azienda per disegnare con le sarte. Qualche giorno fa mi hanno consegnato i figurini che facevo allora e che qualcuno ha conservato».

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