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Il Belgio a un passo dall'eutanasia ai bambini

Primo sì in Senato. Reazioni in tutto il mondo. Il Vaticano: "Salto sotto il livello di civiltà"

Il Belgio a un passo dall'eutanasia ai bambini

Il Belgio a un passo dall'estensione dell'eutanasia ai minori. Le commissioni competenti del Senato hanno adottato a larghissima maggioranza il testo di legge che la estende a quei bambini di cui uno psicologo avrà riconosciuto la «capacità di discernimento». La proposta, dopo il primo via libera di ieri, deve ora essere esaminata in plenaria. Secondo il testo adottato per 13 voti a favore e 4 contrari, l'eutanasia potrà essere praticata a quei minori che si trovano di fronte a «sofferenze fisiche insopportabili e inguaribili, in fase terminale», se richiesta da loro stessi e «con l'accordo dei genitori». Uno psicologo dovrà certificare la «capacità di giudizio» dei ragazzini. A votare a favore nelle commissioni Affari sociali e Giustizia del Senato belga, tutte le forze politiche belghe ad accezione dei cristianodemocratici francofoni e fiamminghi (chH e CD&V) e del partito di estrema destra fiammingo Vlaams Belang.

La notizia ha fatto il giro del mondo e provocato accese reazioni. «Un abissale salto sotto il livello di civiltà, di umanità», ha commentato il Vaticano per bocca del cardinale Elio Sgreccia, presidente della Fondazione Ut Vitam habeant e presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, che definisce la decisione contraria alla carta dei diritti dell'uomo. Anche dalla politica un coro di voci pro e contro. «È fondamentale non lasciare spiragli perché poi gli spiragli diventano voragini», dice Eugenia Roccella, esponente del Nuovo centrodestra ed ex sottosegretario alla Salute del governo Berlusconi. Raffaele Calabrò, del Nuovo centrodestra, definisce «grave» la scelta mentre il radicale Marco Cappato sostiene che il disegno di legge votato in Belgio «è preciso e rigoroso, ed esigerà una applicazione altrettanto rigorosa per evitare ogni abuso. Il Parlamento italiano, al contrario, ha finora deciso di girare la testa dall'altra parte, lasciando che ogni scelta di fine vita sia assunta in un contesto di sofferenza, disperazione e clandestinità,
Il percorso dell'eutanasia, accidentato e contestato, ha attraversato in questi dieci anni l'Europa e l'ha spaccata in due. È stata l'Olanda, nell'aprile del 2002, a legalizzare - primo Paese al mondo - l'eutanasia diretta, seguita a pochi mesi di distanza proprio dal Belgio che, nel settembre dello stesso anno, autorizzò il suicidio assistito.

Da allora migliaia di persone sono state aiutate a morire, in particolare i malati di tumore, ma anche pazienti colpiti da Alzheimer in stadio avanzato. Negli ultimi 4 anni sono 35 gli italiani che hanno ottenuto il suicidio assistito presso strutture in Svizzera, con l'assistenza dell'associazione Exit Italia. Un numero in aumento, dice il presidente Emilio Coveri. Nel caso dei minori «tre richieste ci sono pervenute negli ultimi 4 anni, senza seguito poiché in Svizzera la normativa non prevede il suicidio assistito per i minori».

L'eutanasia «è vietata dal nostro Codice penale - spiega Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) - e anche dal Codice deontologico medico» e al divieto si aggiunge il fatto che oggi «sono disponibili efficaci terapie anti-dolore che permettono di alleviare anche le situazioni di sofferenza maggiori».

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