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Afghanistan, attacco a Lince italiano: illesi i nostri soldati

Preso di mira un convoglio di veicoli italiani e afgani. Feriti alcuni civili. Nella mattinata assaltata la Corte suprema di Kabul: almeno 17 vittime

Ispezione al luogo dell'attacco alla Corte suprema di Kabul
Ispezione al luogo dell'attacco alla Corte suprema di Kabul

Un altro episodio di violenza che ha messo a repentaglio la vita dei nostri militari va a sommarsi a una stagione già pesante per l'Afghanistan. Un blindato Lince, che faceva parte di un convoglio di veicoli italiani e delle forze locali, è stato colpito oggi da un ordigno a Farah. La bomba è poi caduta in terra, lasciando i soldati illesi e ferendo invece alcuni civili. Del gruppo di blindati facevano parte uomini dell'Ottavo alpini e unità dell'Afghan National Army (ANA).

Soltanto alcuni giorni fa, nella stessa zona, un attentato ha ucciso il capitano Giuseppe La Rosa, 53esima vittima italiana nell'ambito della missione Isaf. L'attacco, festeggiato dai talebani, che hanno parlato di un "eroico attentatore di 11 anni", non è stato rivendicato ufficialmente. Nella stessa giornata morti anche tre soldati statunitensi.

La serie di attacchi è continuata anche negli ultimi giorni. Questa mattina un kamikaze legato ai talebani si è fatto esplodere davanti alla Corte suprema di Kabul. Sarebbero almeno 17 le vittime e una quarantina i feriti.

Nella mattinata di ieri un commando di insorti aveva tenuto impegnate per quattro ore le forze di sicurezza, tentando un'azione contro l'ala militare dell'aeroporto della capitale afgana. Illesi i militari, morti i sette componenti del gruppo di fuoco talebano. Colpito anche un convoglio Nato che viaggiava in Pakistan al confine con le aree tribali.

Nei primi sei mesi dell'anno le vittime in Afghanistan sono cresciute del 24%. Tre quarti dei morti sono stati causati dall'azione di forze anti-governative. Oggi ufficiali delle Nazioni Unite hanno segnalato la volontà dei talebani di aprire un dialogo per ridurre il numero dei decessi tra i civili.

In precedenza i talebani avevano rifiutato qualsiasi negoziato con l'amministrazione Karzai.

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