Avevano quei sorrisi raggianti, come tutti i nonni hanno detto che il loro nipotino è «bellissimo» e «meraviglioso», e come tutti i nonni ci credono davvero. Poi, quei sorrisi di Carole e Michael Middleton erano anche per la stampa, per il popolo inglese, per la marea degli invidiosi: guardateci, qui, fuori dall'ospedale dove è nato un futuro re d'Inghilterra, proprio noi due, due borghesi arricchiti e ambiziosi che avete spernacchiato, criticato, etichettato, analizzato, tentato di bocciare come inadeguati per la famiglia di Sua Maestà, e invece. Invece Carole e Michael, che hanno la medietà già nel cognome, sono saliti in vetta come pochi: e da lassù, dall'Himalaya dell'arrampicata sociale, guardano tutti gli altri molto, molto più in basso, che stanno a rosicare (come dicono a Roma, ma sicuramente lo fanno anche a Londra).
Il fatto - ironia della sorte - è che coloro che li giudicano (male, ovviamente) e li prendono in giro sono quelli che più vorrebbero essere al loro posto: e non si capacitano che un'impresa del genere sia riuscita proprio a loro, così poco di classe, poco royal, parvenu dell'alta società britannica e del mondo dei milionari, persone che a Buckingham Palace dicono toilet e pardon o alle parate militari masticano la cicca. Eppure loro, i signori Middleton, hanno messo al mondo e poi educato una figlia che ha sposato il principe dei principi, e gli ha appena dato un figlio. E poi saranno loro i veri royal-nonni, cioè quelli che, di fatto, si occuperanno di aiutare William e Kate col bebè (e a chi dovrebbero rivolgersi poi, a Carlo e Camilla?)
Ci sono due categorie principali di critici-invidiosi: gli aristocratici, che avrebbero visto molto meglio una delle loro figlie al posto di Kate, semplicemente per blasone. E la gente, consumatori di tabloid e tv, magari più poveri dei Middleton, magari borghesi danarosi, in ogni caso sognatori di vite sotto i riflettori, aspiranti a un qualche tipo di upgrade social-esistenziale per sé e la prole, meritato a prescindere: non insomma una carriera per capacità, studi, lavoro e talento e pervicacia, ma piuttosto una ascesa da fiaba, col principe azzurro (o un regista) che incrocia la figlia per strada, la sposa (o le assegna una particina in un film) e la porta a palazzo (o a Hollywood, o almeno in un telefilm, o almeno in un quiz per la tv).
Non è detto che chi critica e giudica i Middleton sia diventato milionario grazie al suo lavoro, come Carole e Michael: ventisei anni fa hanno creato la Party Pieces, che vende on line di prodotti per le feste, cappellini, trombette, costumi, decorazioni, con qualche scivolone nello sfruttamento del marchio «reale» (che orrore, incrementare il business, come del resto ha fatto anche il principe Carlo...). Non è detto che usino i soldi per mandare i tre figli nelle scuole migliori del Regno (anche se si dice che Kate sia stata spedita a St Andrews apposta per frequentare l'università con William). È vero, Carole, la ex hostess, ha formato Kate e Pippa per il successo in società. Spesso, chi ci prova, si ritrova le figlie veline mancate.
Lei se n'è ritrovata una futura regina. Meriterebbe una corona. E quello che più è indigeribile, per i suoi nemici, è che Sua Maestà, accogliendo i Middleton a corte, ad Ascot, a Balmoral, gliela abbia già riconosciuta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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