Caccia al tesoro segreto del raìs La Tunisia in crisi lo cerca invano

Un'inchiesta giornalistica rivela che solo il 2% dei beni sottratti dall'ex dittatore sono stati finora recuperati dallo Stato

Caccia al tesoro segreto del raìs La Tunisia in crisi lo cerca invano

Alla Tunisia dell'era post rivoluzionaria non dispiacerebbe trovare proprio ora il tesoro dell'ex raìs Ben Ali. Venerdì si è dimesso il ministro delle Finanze, Hussein Dimassi, per «divergenze con il governo». Il presidente Moncef Marzuki ha licenziato poco tempo fa il capo della Banca centrale e anche il ministro per le riforme ha lasciato la sua poltrona. L'economia della Tunisia - come anche quella del vicino Egitto - fatica a riprendersi dopo la rivoluzione del gennaio 2011 e gli arresti sociali che sono seguiti. Gli eventi hanno indebolito il forte settore turistico e l'inflazione sale, assieme al malcontento della popolazione.

Il giorno dopo la caduta del ex raìs, gli abitanti di Tunisi avevano scaricato la propria rabbia contro le sontuose ville e le proprietà del clan di Ben Ali e dei Trabelsi, la famiglia della moglie del leader. L'entourage dell'ex presidente, che assieme a lui ha regnato sulla Tunisia per 23 anni, aveva il controllo di tutte le società più lucrative del Paese. Lo sfarzo sfacciato in cui vivevano il presidente, la moglie e la famiglia di lei ha ingigantito la frustrazione della popolazione quando nel dicembre 2010 a Sidi Bouzid, cittadina impoverita della Tunisia rurale, il venditore ambulante Mohammed Bouazizi si è dato fuoco. La polizia aveva appena confiscato il suo carretto di verdure. A metà luglio il governo tunisino ha deciso di vendere gli share di sei compagnie che appartenevano fino a gennaio 2011 al clan Ben Ali/Trabelsi. A causa di un'economia in difficoltà la nuova amministrazione è sempre più sotto pressione per vendere gli asset confiscati ai ricchi ex padroni. Nei prossimi mesi - ha fatto sapere il ministero delle Finanze - il governo venderà il 25% della compagnia telefonica Tunisiana, il 13% della Banca di Tunisia e il 60 della Ennakl, concessionario di auto.

Oggi, a mesi dalla rivoluzione, le mitiche fortune dei Ben Ali sono ancora al centro del dibattito nazionale. Quei forzieri di danaro su cui la nuova Tunisia sperava di mettere le mani dopo la caduta dell'ex raìs non sono mai stati scoperti. In un'inchiesta, la rivista francofona specializzata in questioni africane Jeune Afrique racconta come finora la commissione d'indagine tunisina che ha il compito di rintracciare il tesoro ha individuato e preso possesso soltanto di due aerei - un Falcon 900 e un Challenger di proprietà rispettivamente di Sakhr El Materi e Marwan Mabruk, i due generi di Ben Ali, del valore di 25 milioni di dollari - una casa di lusso in Canada di El Materi. Dovrebbero tornare a breve anche 60 milioni di franchi svizzeri che il clan dell'ex presidente aveva messo al sicuro in conti svizzeri, 28 milioni di dollari che la signora Leila Trabelsi teneva in una banca in Libano. Il tutto, milione più milione meno, è però lontano dalla cifra che nel 2008 la rivista Forbes metteva nelle tasche dei Ben Ali: almeno cinque miliardi di dollari.
I tunisini che nei giorni della rivolta di gennaio hanno scoperto il lusso abbandonato alla svelta nelle ville del potere, oggi vorrebbero vedere tornare in Tunisia ogni singolo dollaro di quelle fortune che reputano costruite sulle loro miserie. Soltanto pochi giorni fa l'avvocato di Zine El Abidine Ben Ali - da gennaio 2011 riparato in Arabia Saudita - ha scritto una lettera all'ambasciatore svizzero a Beirut in cui dice di aver dato autorizzazione al governo svizzero, senza necessità di passare attraverso alcun procedimento legale, di dare a Tunisi tutti i fondi svizzeri dei Ben Ali, in caso qualcuno li trovasse. Appunto. A maggio, lo stesso legale aveva dichiarato che non esistevano fondi della famiglia nelle banche della Svizzera.

Il vero problema dei tunisini a caccia del tesoro di Ben Ali è infatti la localizzazione e l'identificazione dei conti e delle società su cui sarebbero finite le ricchezze dell'ex leader. Il nomi di Ben Ali, della moglie Leila, dei generi e dei fratelli non appaiono su conti in banca e società offshore.

Fin dall'inizio, la Svizzera, dove dovrebbero essero molti dei soldi del clan, ha collaborato strettamente con gli investigatori finaziari tunisini. Ma secondo esperti finanziari, il tesoro, tra banche, immobili e società, si troverebbe in gran parte nei Paesi del Golfo.

Twitter: @rollascolari

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica