La Cina censura Andy Warhol: vietato esporre i ritratti di Mao

I dieci famosissimi dipinti esclusi dalla mostra sull'artista, che farà tappa a Shanghai e nella capitale. La spiegazione delle autorità: "Non funziona"

La Cina censura Andy Warhol: vietato esporre i ritratti di Mao

Che cosa abbiano voluto censurare, esattamente, non si sa. Lasciare i ritratti di Mao di Andy Warhol fuori dalla Cina è un paradosso: perché quei quadri li conoscono tutti, ed è come censurare all'improvviso Yesterday dei Beatles, Mary Poppins o Topolino. È come impedire di leggere Amleto o Per chi suona la campana; è come pretendere che ci si avvolgano gli occhi con le bende e non si guardi ciò che già fa parte della nostra immaginazione, della nostra storia. Però il ministero della Cultura cinese ha deciso lo stesso: i ritratti di Mao non saranno esposti a Shanghai e a Pechino, tappe già programmate della mostra «Andy Warhol: 15 minutes eternal» per il 2013. Ci saranno i trecento dipinti, filmati, installazioni e fotografie previsti, con i volti famosissimi di Marilyn Monroe e Jackie Kennedy, con i barattoli della zuppa Campbell; ma non quei dieci quadri perché - come ha spiegato Eric Shiner, direttore del museo di Pittsburgh dedicato all'artista - «hanno detto che Mao non funziona».

Che cosa «non funziona», in quei ritratti? Difficile capirlo. Anzi quei dieci dipinti, realizzati da Warhol dopo la visita di Nixon in Cina nel 1972, sembrerebbero perfettamente in linea con il culto della personalità che Mao promosse e che è continuato ben oltre la sua morte. E poi il volto dell'eroe della rivoluzione cinese è diventato un oggetto di marketing: si vendono magliette, accendini, caschi, orologi con la sua faccia stampata sopra, si vendono migliaia di copie del Libretto rosso sulle bancarelle, si fanno insomma migliaia di yuan sfruttandolo come una icona pop: cioè appunto quello che aveva fatto Andy Warhol, coi suoi ritratti in serie. Per lui Mao era «the ultimate star», una celebrità come Liz Taylor o Marilyn Monroe. E quando decise di dipingere il presidente cinese prese come riferimento una fotografia ufficiale, quella del Libretto rosso: come ha ricordato Shiner, «non era irrispettoso». Per le autorità cinesi questo però non è abbastanza: è vero che milioni di connazionali avranno già visto quelle immagini, ma dal vivo è meglio vietarle. La faccia di Mao può servire per vendere sui mercatini, può fare da souvenir, ma non può essere nel mirino dell'arte, non può essere un divo da dipingere come quelli di Hollywood, non è materiale che possa finire sotto le mani e la mente di un genio. Forse perché - anche se «non irrispettoso» - uno di quei ritratti lascia comunque trasparire l'irriverenza, e per la dittatura l'irriverenza è intollerabile. Ed è ancora più intollerabile che qualcuno (cioè il pubblico cinese) possa godere di quell'irriverenza. Ci si possono fare i soldi, o si può rialimentare il culto del fondatore della patria a uso e consumo: ma in mostra «Mao non funziona».

Paradosso nel paradosso, «funziona» a Hong Kong. Lì la mostra è appena stata inaugurata, dopo il successo di Singapore e i dipinti di Mao compaiono impunemente in mezzo a tutte le altre opere. Fino a fine marzo resteranno visibili, anche per i cinesi che abbiano voglia di recarsi nella ex colonia britannica. Poi, quando l'esibizione si sposterà a Shanghai, nella nuovissima Power Station of Art, o nella capitale, dovranno dimenticarsi che quei ritratti esistono.

Il ministero della Cultura ha rifiutato di commentare la decisione.

Ha escluso i dipinti di Mao, semplicemente: come ha già cancellato il Tibet da internet, il massacro di piazza Tienanmen dai libri di storia, gli aborti forzati dalle cronache, i passaporti degli artisti scomodi, l'articolo del New York Times sulle ricchezze accumulate dal premier Wen Jiabao e dal suo clan, le notizie sgradite sull'economia, sui diritti umani calpestati, sulle condanne a morte eseguite, sulle condizioni di salute dei suoi leader. Tutto cancellato, come se non esistesse. Ma tanto i dipinti di Andy Warhol li hanno già visti tutti.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica