Cina, il dissidente Chen lascia l'ambasciata Usa

Attivista per i diritti umani, era fuggito dai domiciliari. Pechino: "Washington si scusi per l'interferenza"

Cina, il dissidente Chen lascia l'ambasciata Usa

Pechino chiede le scuse ufficiali di Washington. Dietro la richiesta del governo cinese, la vicenda del dissidente Chen Guangcheng. Avvocato e militante per i diritti umani, Chen era fuggito dai domiciliari il 22 aprile, rifugiandosi nell'ambasciata statunitense a Pechino, sotto la protezione diplomatica americana.

Lasciati i domiciliari, quasi certamente con l'aiuto di qualcuno, dato che Chen è cieco fin dalla nascita, l'attivista aveva inviato al mondo un video di 15 minuti, nel quale chiedeva giustizia per sè e per la famiglia. Rivolgendosi al premier Wen Jabao, aveva elencato un centinaio di persone responsabili di una vera e propria persecuzione nei confronti suoi e della famiglia. Chen era stato condannato in primo grado nel 2006,con l'accusa di "danni a beni di proprietà privata" e  "istigazione a resistere alla forza pubblica", per avere denunciato la pratica degli aborti e delle sterilizzazioni forzate. La moglie Yuan Weijing aveva raccontato la vicenda al Giornale. Attualmente, secondo il Washington Post, non ci sarebbero però accuse a suo carico.

Accompagnato oggi in una struttura medica, dove si è sottoposto a un controllo completo ed ha potuto anche riunirsi con la famiglia, con la quale non ha però parlato, Chen ha lasciato la struttura diplomatica americana. 

L'informazione sulla presenza del dissidente all'interno dell'ambasciata era arrivata da un secondo attivista, Hu Jia, sentito dalle autorità nel corso di un interrogatorio durato 24 ore. I funzionari americani, riporta il Washington Post, hanno sottolineato che l'avvocato non ha mai chiesto che gli fosse concesso l'asilo politico. La permanenza in ambasciata sarebbe dunque stata determinata solo da motivazioni umanitarie. All'arrivo, scrive il quotidiano, si appoggiava su una stampella a causa di una ferita al piede riportata durante la fuga dai domiciliari, mentre scavalcava un muro.

Priorità di Chen, sottolinea ancora un funzionario, sarebbe stata semplicemente quella di potersi riunire con alcuni membri della sua famiglia. L'attivista è stato lontano dal figlio per circa due anni.

Il dilemma diplomatico

La situazione, potenzialmente rischiosa a livello diplomatico, arriva a una svolta proprio mentre a Pechino atterrano il segretario di stato americano Hillary Clinton e il segretario al Tesoro Timothy Geithner, nel paese per un vertice bilaterale sul dialogo economico tra Usa e Cina

Raggiunto telefonicamente anche dal segretario di stato Hillary Clinton, Chen si è commosso: "Vorrei baciarla", ha detto. Il governo cinese, dal canto suo, ha assicurato che consentirà al dissidente di stabilirsi "in un posto sicuro". Lo stesso avvocato di Chen, Li Jinsong, ha commentato positivamente l'esito della vicenda, facendo presente che ora il dissidente è "un libero cittadino", che gode di "vera libertà". Dal governo Usa rassicurazioni alla Cina: non si ripeteranno altri incidenti come questo. Ma anche un monito: terranno un occhio puntato sulla Cina, per verificare che Chen sia trattato in maniera consona.

Le autorità cinesi hanno acconsentito a condurre un'indagine sulle attività "extra-legali" che avrebbero permesso alla polizia dello Shandong, dove vive

attualmente Chen, di controllare i suoi movimenti e di fatto di confinarlo all'interno delle quattro mura, impedendogli di incontrare giornalisti e altri attivisti che più volte avevano cercato di ottenere notizie su di lui.

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