LUnione europea ieri ha riconosciuto il Consiglio nazionale siriano, Cns, «quale forza, quale centro dellopposizione siriana, quindi come interlocutore di una soluzione politica per il Paese». Lo ha detto a margine del Consiglio degli Affari Esteri di Bruxelles Guido Terzi. Il ministro degli Esteri ha spiegato che si tratta della riconferma delle posizioni espresse dalla comunità internazionale a Tunisi, alla conferenza degli «Amici della Siria» di venerdì.
A Bruxelles, i ministri europei hanno adottato un ennesimo pacchetto di sanzioni contro la Siria, il dodicesimo, volto a spingere il regime di Bashar el Assad a mettere fine alle repressioni. Le nuove misure economiche prevedono tra laltro il congelamento dei beni della Banca centrale, il divieto di commercio di metalli preziosi, un embargo sui voli cargo nazionali.
Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, ha precisato che il Cns, riconosciuto da Bruxelles come il maggior gruppo di opposizione e legittimo rappresentante del popolo siriano, non è però lunico movimento a portare avanti una battaglia contro il regime di Assad e ha parlato della necessità di un fronte unificato. Lopposizione siriana è infatti una realtà variegata e divisa, sia allestero sia sul terreno, dove sembra organizzarsi su base locale. Dopo mesi di battaglie che non hanno visto lemergere di un movimento unificato, capace di parlare al regime, alla comunità internazionale e ai dissidenti con una sola voce, il riconoscimento europeo di ieri è arrivato poche ore dopo lannuncio di una scissione proprio allinterno del Cns. La già fragile unità del Consiglio di 270 membri è stata messa alla prova dalla nascita di un nuovo organo dopposizione. Il Gruppo patriottico, che ha dichiarato la sua vicinanza ai disertori dellArmata libera siriana, è formato da 20 prominenti membri del Cns. Tra loro, nomi di peso della dissidenza, come Haitham Al Maleh, avvocato, oppositore del regime dagli anni Settanta, e Kamel Labwani, detenuto nelle carceri del regime per sei anni. Lo scisma è prova ulteriore di quanto spezzata sia lopposizione siriana e di come alcuni suoi membri sentano un progressivo distacco tra i dissidenti al lavoro nelle capitali internazionali e quelli intrappolati nelle città sotto i bombardamenti. Il nuovo gruppo ha spiegato di «sostenere gli sforzi nazionali a far cadere il regime con tutti i mezzi di resistenza disponibili, incluso il sostegno dellArmata Libera siriana», composta da disertori.
Non meno divisa è la comunità internazionale: gli Stati Uniti sono contrari a un intervento militare, il Qatar e lArabia Saudita vorrebbero armare i ribelli, Cina e Russia sono vicini al regime. Il ministro degli Esteri di Mosca ieri ha lodato il contestato referendum costituzionale di domenica (che per la Casa Bianca è «totalmente cinico»), definendolo «un passo verso la democrazia».
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